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sabato 28 marzo 2009

"una razza in estinzione" di Giorgio Gaber.

Non mi piace la finta allegria
Non sopporto neanche le cene in compagnia
E coi giovani sono intransigente
Di certe mode, canzoni e trasgressioni
Non me ne frega niente.
E sono anche un po' annoiato
Da chi ci fa la morale
Ed esalta come sacra la vita coniugale
E poi ci sono i gay che han tutte le ragioni
Ma io non riesco a tollerare
Le loro esibizioni.

Non mi piace chi è solidale
E fa il professionista del sociale
Ma chi specula su chi è malato
Su disabili, tossici e anziani
È un vero criminale.
Ma non vedo più nessuno che s'incazza
Tra tutti gli assuefatti della nuova razza
E chi si inventa un bel Partito
Per il nostro bene
Sembra proprio destinato
A diventare un buffone.

Ma forse sono io che faccio parte
Di una razza
In estinzione.

La mia generazione ha visto
Le strade, le piazze gremite
Di gente appassionata
Sicura di ridare un senso alla propria vita
Ma ormai son tutte cose del secolo scorso
La mia generazione ha perso.

Non mi piace la troppa informazione
Odio anche i giornali e la televisione
La cultura per le masse è un'idiozia
La fila coi panini davanti ai musei
Mi fa malinconia.
E la tecnologia ci porterà lontano
Ma non c'è più nessuno che sappia l'italiano
C'è di buono che la scuola
Si aggiorna con urgenza
E con tutti i nuovi quiz
Ci garantisce l'ignoranza.

Non mi piace nessuna ideologia
Non faccio neanche il tifo per la democrazia
Di gente che ha da dire ce n'è tanta
La qualità non è richiesta
È il numero che conta.
E anche il mio Paese mi piace sempre meno
Non credo più all'ingegno del popolo italiano
Dove ogni intellettuale fa opinione
Ma se lo guardi bene
È il solito coglione.

Ma forse sono io che faccio parte
Di una razza
In estinzione.

La mia generazione ha visto
Migliaia di ragazzi pronti a tutto
Che stavano cercando
Magari con un po' di presunzione
Di cambiare il mondo.
Possiamo raccontarlo ai figli
Senza alcun rimorso
Ma la mia generazione ha perso.

Non mi piace il mercato globale
Che è il paradiso di ogni multinazionale
E un domani state pur tranquilli
Ci saranno sempre più poveri e più ricchi
Ma tutti più imbecilli.
E immagino un futuro
Senza alcun rimedio
Una specie di massa
Senza più individuo
E vedo il nostro Stato
Che è pavido e impotente
È sempre più allo sfascio
E non gliene frega niente
E vedo una Chiesa
Che incalza più che mai
Io vorrei che sprofondasse
Con tutti i Papi e i Giubilei.

Ma questa è un'astrazione
È un'idea di chi appartiene
A una razza
In estinzione.

4 commenti:

nadia 71 ha detto...

anche questa volte sei insuperabile complimenti per la scelta del pezzo, adoro gaber diceva quello che pensava ed era scomodo.

SIMONA D'AGOSTINO ha detto...

CONOSCO IL TUO PAESE, LA GENTE E' ACCOGLIENTE MA POTREBBE ESSERE MEGLIO AMMINISTRATA, ANNI FA HO CONOSCIUTO IL VECCHIO SINDACO ERA UNA DONNA, UNA GRAN BELLA PERSONA LIMPIDA E TRASPARENTE FACEVAMO PARTE DELLO STESSO MOVIMENTO, IN BOCCA A LUPO CONTINUA A FAR SENTIRE LA TUA VOCE CON I TUOI POST FANTASTICI

jenny ha detto...

sei troppo pessimista già il lunedì figuriamoci il venerdì però gaber è sempre gaber l'immortale che diceva la verità ai potenti senza distinzioni di bandiere.

charmel ha detto...

Essere scomodi nella realta che ci circonda,può essere solo lusinghiero,credimi Nadia,cara Simona mi fa piacere che tu apprezza il mio vaneggiare di pensieri,legandomi al discorso di prima ti volevo dire che in città la gente sarà pure accogliente ma è troppo servile,la"Sinnaca"come viene chiamata da queste parti,è stata un personaggio scomodo sopratutto per la gente accogliente di Paternò perchè,il quel periodo il clientelismo non padroneggiava in città,"a sinnaca",faceva si che la legalità si spandesse per la città essendo la bella persona che conosci già ma "gente accogliente" ma servile,si rese conto ben presto che senza di lei sarebbe stato più facile per tutti.Così adesso nonostante i trascorsi per Paternò,ognuno si fa i fatti suoi,l'ignavia regna e tutti sono contenti e serviti.Capisci adesso Jenny perchè apprezzo così Gaber e il suo pessimismo verso tutte le lobbie travestite da istituzioni.