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venerdì 6 marzo 2009

Il Processo di Franz Kafka


Nell'appartamento di Joseph K., il protagonista (uno scrupoloso impiegato), si presentano due poliziotti (Franz e Willem) con un ordine di comparizione per un delitto non precisato. Come i due vanno via, Joseph parla dei suo "impiccio" con la signora Grubach, la sua affittuaria, e con la signorina Bursmer, la sua vicina di camera.
In ufficio, Joseph è rimproverato dal suo superiore perché frequenta Irmie, la sua cugina adolescente. Più tardi all'Opera, il giovane è trascinato in un tribunale gremito di folla da un ispettore di polizia e qui discute violentemente col magistrato.
Più tardi lo zio gli fa conoscere l'avvocato Huld, assicurandolo che potrà aiutarlo nella sua questione giudiziaria, ma il famoso avvocato gli spiega che quei processi vengono risolti con sistemi extra giudiziari, con corruzioni ed intrighi e prende tempo, dandosi malato.
Ciò nonostante Joseph non cessa di esperire le vie legali, anche se il contatto con la misteriosa e gigantesca organizzazione giudiziaria – uffici e uffici negli ultimi piani o nei solai di misere case – lo fa sentire sempre più fragile e indifeso. Nel frattempo subisce le avances di Leni, la moglie/segretaria di Huld.
A questo punto della vicenda K. si trova sempre più coinvolto nel meccanismo giudiziario senza sapere il perché, e si dedica con uno zelo, che si traduce ben presto nell'atteggiamento preoccupato del colpevole, ad accelerare la causa.
Ritorna al tribunale vuoto e ha un intermezzo amoroso con Hilda, moglie di uno dei guardiani. Dopo, incontra il guardiano della sala d'udienza, che lo introduce tra una folla di accusati in attesa. Questi lo rimanda da Huld e nel suo ufficio Joseph K. conosce Block, un cliente che è testimone dell'indifferenza e della nascosta impotenza dell'avvocato.
Irritato e scoraggiato, K. decide allora di fare a meno dei servizi di Hascler e convinto da Leni cerca di conquistarsi i favori di Titorelli, un pittore di personaggi famosi, ma l'individuo non gli è di nessun aiuto e K è obbligato a fuggire da una folla di bambine, che invadono lo studio del pittore.
I giorni e le notti di K. trascorrono così sempre più ossessionati dal processo, che incombe come una oscura minaccia sulla sua vita, e nell'immensa città egli avverte la sua solitudine e la sua posizione di accusato, in quanto crede che tutti – al caffè, in ufficio, per le vie – siano al corrente di quel processo: e nei loro occhi legge l'ironia e la condanna.
Poi, un giorno per incarico del suo ufficio si ritrova nel duomo, e lì un prete, il cappellano del carcere, gli racconta l'allegoria dell'uomo che cerca di essere ammesso alla presenza della Legge. In quel momento K. si rende conto che al processo non si sfugge, che un potere sinistro e inconoscibile ha già deciso, e che la condanna e la morte erano già in tutta quanta la trama della sua vita.
Così nel giorno del suo trentunesimo compleanno, vengono a trovarlo due distinti signori in nero, che lo portano in periferia e gli danno un coltello perché si tagli la gola: al suo rifiuto sono loro ad ucciderlo.

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