Visualizzazioni totali

mercoledì 18 marzo 2009

Razzismo, sessismo..non è altro che la frustrazione dell'uomo, per non essere nato donna


"Purtroppo il maschilismo si nasconde dietro ogni angolo, è subdolo a volte radicato nell'uomo in maniera quasi genetica. Meno male che però ogni tanto saltano fuori anche uomini diversi."Concordo sulla sua subdolezza, dovuta a motivi culturali (non direi genetici!), a radici profonde. I più gran maschilisti che ho conosciuto non ne erano per nulla coscienti, anzi esattamente al contrario predicavano di essere sottomessi totalmente alle proprie donne, così come lo è tutta l'umanità. Non mi sembra però radicato ovunque allo stesso modo: ho visto differenze abbastanza profonde, che si acuiscono nello scendere del livello culturale/sociale, ma neanche di troppo, direi solo in quanto a modi, poco in quanto a sostanza. Qualche mia cara amica esasperata, mi dice addirittura che anzichè "andare avanti" si sta "tornando indietro"... ahiahiahi...Prendete la seguente affermazione con le pinze: da questo punto di vista in certe zone del Sud Italia mi sembra quasi di essere fra certi mussulmani ... anche quando si parla di politica la donna sembra che sia scomoda,perchè gli uomini non vogliono venga invaso questo settore dove ancora si parla di "quote rosa",che vergogna!! Ok scusate il delirio che potrebbe sembrare quasi razzista: sto finendo di leggere:
"Mille splendidi soli" di Khaled Hosseini. trama :a quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua "kolba" di legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l'arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema. Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa del padre, dove lui non la porterà mai perché Mariam è una "harami", una bastarda, e sarebbe un'umiliazione per le sue tre mogli e i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto. Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L'unica cosa che deve imparare è la sopportazione. Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell'aprile del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del loro funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashtu e ogni sera le dà la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra. Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile. Dall'intreccio di due destini, una storia che ripercorre la storia di un paese in cerca di pace, dove l'amicizia e l'amore sembrano ancora l'unica salvezza.

Nessun commento: