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venerdì 30 aprile 2010

Disintossicarsi...........

Scappare da te o Paternò terra arida, città vuota e senza anima,
per andare a vedere cosa c'è oltre quel muro,che nasconde ogni orizzonte ,
ove indifferenza, arroganza perdita di valori regnano sovrani,
oltre il tuo muro, città fredda, spietata con i giusti e prostituita al potere,
oltre il tuo muro città madre dell'indifferenza e dell'ignavia
 Alda Merini, da “Clinica dell’abbandono”
… Il Poeta raccoglie i dolori e sorrisi
e mette assieme tutti i suoi giorni
in una mano tesa per donare,
in una mano che assolve
perché vede il cuore di Dio.
Ma la città è triste
perché nessuno pensa
che i fiori del Poeta
sbocciano per vivere molto a lungo
per le vie anguste della grazia.

lunedì 26 aprile 2010

Non tutti i mali vengono per nuocere.(Luogo"comune")


Come raccontato diversi post fà , la sottoscritta viene eliminata dal mondo del lavoro dopo dieci anni di dedito e sudato servizio guadagnato con i denti , senza raccomandazioni  e con tanta forza di volontà, durante questi anni la mia vita piatta com'era prende una svolta,  ho scoperto che il lavoro scelto, era per me una missione, essendo assistente ai disabili e avendo alle spalle anni di volontariato a  me sembrava che quei soldi guadagnati ogni mese,erano soltanto un sur plus alla soddisfazione che mi dava il mio lavoro e la vicinanza a persone a cui io davo la mia assistenza, ma da cui ricevevo il 200 %. Alla fine sono stata soppiantata da personale che aveva più "requisiti"di me uno dei quali il servilismo e una peculiarità non indifferente, una grande propensione ad alimentare il clientelesmo,ma nessun interesse verso i soggetti destinatari del servizio.
Bene carissimi buracrati-politicians-ignorants avete attentato alla mia libertà,minacciandomi nei modi più possibili ed inimmaginabili,volevate fare di me un burattino nelle vostre mani, io non ho ceduto ma di certo non è mancata a voi la mercè per approviggionare le vostre belle e avide gole.
Non immaginereste mai quello che sto per dirvi .............politucoli e mercenari burocrati .................vi dico grazie mi avete fatto capire che i fiori non si raccolgono nel fango e nella bramosia di cedere ,ad abbassare la testa e  perdere la dignità per mantenere un posto di lavoro,ho fatto così un tuffo nel mio passato e ho ripreso a fare volontariato cercando di dedicare la mia vita a chi ha bisogno senza bisogno di affondare nel fango per raccogliere i fiori nel prato della vita ,il fango ve lo ributto in faccia politici e presidenti di cooperative, con l'amore che darò a questi fratelli ,a cui saprò dare il mio apporto senza varcare  la soglia delle istituzioni che sbavano sui servizi sociali e il terzo settore.Ancora ringrazio le istituzioni per aver fatto si che avvenisse questo risveglio nella mia vita .Grazieeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!

giovedì 1 aprile 2010

"Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine".


Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a se.

martedì 23 marzo 2010

Considerazioni


Ma la verità forse era questa: che nella mia libertà sconfinata, mi riusciva difficile cominciare a vivere in qualche modo. Sul punto di prendere una risoluzione, mi sentivo come trattenuto, mi pareva di vedere tanti impedimenti e ombre e ostacoli.
Ed ecco, mi cacciavo, di nuovo, fuori, per le strade, osservavo tutto, mi fermavo a ogni nonnulla, riflettevo a lungo su le minime cose; stanco, entravo in un caffè, leggevo qualche giornale, guardavo la gente che entrava e usciva; alla fine, uscivo anch'io. Ma la vita, a considerarla così, da spettatore estraneo, mi pareva ora senza costrutto e senza scopo; mi sentivo sperduto tra quel rimescolìo di gente. E intanto il frastuono, il fermento continuo della città m'intronavano.
“Oh perché gli uomini,” domandavo a me stesso, smaniosamente, “si affannano così a rendere man mano più complicato il congegno della loro vita? Perché tutto questo stordimento di macchine? E che farà l'uomo quando le macchine faranno tutto? Si accorgerà allora che il così detto progresso non ha nulla a che fare con la felicità? Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede onestamente d'arricchire l'umanità (e la impoverisce, perché costano tanto care), che gioja in fondo proviamo noi, anche ammirandole?”

lunedì 8 marzo 2010

La DONNA è

LA POLITICA È ORGANIZZARE LA SPERANZA E PER SPERARE NEGLI UOMINI BISOGNA AMARLI.”

Tina Anselmi ha detto:

"Ci vuole meno a morire per un’idea... che non a vivere ogni giorno per quell’idea”. Ecco, io dico ai giovani: siete nati in un Paese libero, dove le idee circolano, dove potete leggere i libri che volete, vedere i film che volete, sentire la musica che volete. Oggi vivete in un mondo aperto. Siete liberi di fare le vostre scelte, ma l’importante è che facciate una scelta, perché anche la qualità della politica dipende dal contributo che ogni cittadino dà, assumendosi la propria responsabilità.

Dunque, siete liberi di scegliere e avete il dovere di partecipare, perché solo partecipando la politica risolverà i problemi che voi le affidate".

«La libertà è sempre la libertà di dissentire.»

domenica 7 marzo 2010

Alle donne vere,che non si lasciano intrappolare tutto l'anno,per dire che sono libere l'8 marzo.


Buon 8 marzo

a tutte le donne che ogni giorno urlano in silenzio
a quelle che non possono vivere la propria femminilità
alle donne che dedicano la loro vita alla famiglia e alla cura degli altri
alle donne intrappolate dai preconcetti e dalle ipocrisie.
Buon 8 Marzo,  niente vi impedirà mai di essere libere di
pensare e di provare le vostre emozioni.

sabato 6 marzo 2010

Arrivano le Farfalle della Solidarietà UILDM «Per muoversi non solo in città, ma nella propria vita!»

12, 13 e 14 marzo, in oltre 500 piazze italiane
Anche quest’anno la UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) promuove la propria Giornata Nazionale, appuntamento ormai irrinunciabile che da alcuni anni caratterizza l’impegno di questa Associazione nell’ambito della difesa dei diritti delle persone con distrofie e altre malattie neuromuscolari e a sostegno della ricerca scientifica.
In oltre 500 piazze delle principali città italiane, dal 12 al 14 marzo protagoniste della manifestazione saranno le Farfalle della Solidarietà, farfalline di peluche ripiene di ovetti di cioccolato che verranno distribuite dai volontari UILDM - a fronte di un contributo minimo di 5 euro l’una - assieme a materiale informativo sull’Associazione e sulle distrofie e le altre malattie neuromuscolari.
Una città possibile è l’importante progetto a cui è dedicato, dopo l’edizione 2009, anche l’evento del prossimo marzo, che si lega allo storico impegno della UILDM - nata nel 1961 - contro tutte le barriere, architettoniche e culturali. Con esso l’Associazione punta a garantire la mobilità delle persone con disabilità colpite da distrofie o altre malattie neuromuscolari e l’assistenza alle famiglie di queste ultime, in particolare nelle città che ospitano le 76 Sezioni Provinciali UILDM, innanzitutto con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di tutte le persone coinvolte.
«Questo progetto - spiega Marco Rasconi, presidente della Sezione UILDM di Milano, una delle tante dove sono stati investiti i fondi raccolti dalla Campagna 2009 - ci ha permesso di incrementare i servizi di trasporto per i nostri Soci, aiutandoci a coinvolgerli in maniera più attiva in tutte le nostre iniziative e a sviluppare servizi nuovi e utili, dall’accompagnamento a visite o sedute di fisioterapia ad attività legate al tempo libero e allo sport. Posso dire con estrema soddisfazione, quindi, che con quanto ottenuto lo scorso anno da Una città possibile siamo riusciti a declinare appieno e concretamente il concetto di mobilità, inteso come capacità di muoversi non solo in città, ma nella propria vita».
Per riuscire a mettere a disposizione i mezzi di trasporto attrezzati (furgoni) e le persone specificamente e altamente formate (volontari) che sono necessari alla realizzazione del progetto in oltre 70 città, servono però il sostegno e il contributo di tutti i cittadini, non solo di quelli già colpiti dalla realtà delle malattie neuromuscolari o della disabilità.
 Aggiunge Andrea Lombardo, presidente della Sezione di Catania - ci ha permesso e ci permette di svolgere un servizio di accompagnamento per tutti quei Soci sprovvisti di un mezzo proprio, oppure impossibilitati a utilizzarlo. Offrendo agli stessi, inoltre, la possibilità di partecipare alle attività promosse dalla Sezione e contribuendo a rafforzare il loro senso di appartenenza alla UILDM. Natale, un nostro Socio, ha dichiarato più volte che il servizio che abbiamo messo a disposizione lo ha reso più autonomo, facendogli riprendere tutti quegli interessi che nel tempo, per non pesare troppo sui genitori, egli aveva dovuto accantonare».
Gli storici partner Fondazione Telethon e AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue), i nuovi partner Famiglie SMA e ASAMSI (Associazione per lo Studio delle Atrofie Muscolari Spinali Infantili) e gli amici dell’Associazione Reiki RAU sostengono attivamente l’iniziativa con il contributo dei loro Soci e Volontari. E adesso anche CoopVoce, che nei giorni scorsi ha aderito con entusiasmo all’iniziativa, offrendo ai propri clienti la possibilità di inviare un sms solidale al 45504, dal 6 al 14 marzo.

Dal 6 al 14 marzo invia un sms al 45504
Donerai 2 euro dal tuo telefonino TIM, Vodafone, Wind, 3 e CoopVoce
oppure 5 o 10 euro chiamando da telefono fisso Telecom Italia e
Fastweb

sabato 27 febbraio 2010

Senza sangue


-Cosa vuol dire un mondo migliore?
-Un mondo giusto,dove i deboli non devono soffrire per la cattiveria degli altri,dove chiunque può avere diritto alla felicità.
-E lei ci credeva?
-Certo che ci credevo,noi tutti ci credevamo,si poteva fare e noi sapevamo come.
-Voi lo sapevate?
- Le sembra così strano?
-Sì.
-Eppure lo sapevamo.E abbiamo lottato per quello,per poter fare quello che era giusto.
.......
-E' come la terra.
-Non si può seminare senza prima arare.Prima si deve spaccare la terra.
-Bisognava passare attraverso la sofferenza,capisce?
-No.
-C'erano un sacco di cose che dovevamo distruggere per poter costruire quello che volevamo,non c'era altro modo,dovevamo esser capaci di soffrire e impartire sofferenza,chi avrebbe tollerato più dolore avrebbe vinto,non si può sognare un mondo migliore e pensare che te lo consegneranno perchè lo chiedi,quelli non avrebbero mai ceduto,bisognava combattere e una volta che l'avevi capito non faceva più differenza se erano vecchi o bambini,tuoi amici o tuoi nemici,stavi spaccando la terra,non c'era niente da fare,non c'era un modo di farlo che non facesse male.E  quando tutto ci sembrava troppo orrendo,noi avevamo il nostro sogno che ci difendeva,sapevamo che per quando grande fosse il prezzo,immensa sarebbe stata la ricompensa,perchè noi non combattevamo per un pò di soldi,o per un campo da lavorare,o per una bandiera,noi lo facevamoper un mondo migliore,lo capisce cosa vuol dire?,stavamo restituendo a milioni di uomini una vita decente,e la possibilità di essere felici,di vivere e morire con dignità,senza esser calpestati o derisi,noi non eravamo niente,loro erano tutto,milioni di uomini,eravamo lì per loro.........bisognava spaccare la terra,e noi l'abbiamo fatto.

sabato 20 febbraio 2010

Malarazza


Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti ... Un servo Tempu fa rinta 'na chiazza,
pregava Cristu in cruce e ci ricia:
"Cristu, lu me patrune mi strapazza,
MI Tratta comu un cane pi la via,
si pigghia tuttu cu la so 'Manazza,
mancu la vita mia rici ch'è mia ...
Distruggila, Gesù, sta Malarazza!
Distruggila, Gesù, fallo pi mmia! Sì .. fallo pi mmia! "
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti ...
Ricordati che Ogni persona ha una sua Dignità,
sogni, emozioni Che la vita ci da.
C'è chi ancora per il potere ha venduto l'Anima,
Distruggere questo PUÒ Ogni briciola di verità.
C'è chi dice "Non mi va, non mi va, non mi va,
se c'è chi domina, sgomina, insulta la mia umanità!
Guerra chiama guerra! Lutto per la mia identità!
Nonostante troppe troppe Siano le Difficoltà!
Stato di suddito di, Calamità Società,
schedato schierato Dalla realtà, in cattività
contro la meschinità, pronto anche a tutto (si sa),
non credo all'immunità di chi sta sopra uno guardare
E alla mia Gente che da menzogne e tranquillità
solo per chi sta al di là di questo bel Varietà!
Presidente oggi, Marajà di servilità
ma che vedi tutto spero non nell'al di là!
Cristo mi rispunne Dalla Croci:
"Forse così si spezzate li to vrazza?
Cu vole la giustizia si la fazza!
Nisciun'ormai 'cchiù La Fara pi ttia!
Si tu si 'e nun n'uomo si testa pazza,
ascolta bene sta sintenzia mia,
ca nchiudatu iu 'in cruce nun saria
Ciò s'avissi fattu ca ricu uno ttia ...
ca nchiudatu iu 'in cruce nun saria! "
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti?
Pigghia nu bastune e tira fora li denti ...
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti ...
"Se 'nna stu munnu c'è la Malarazza,
cu voli la giustizia si la fazza!
Se 'nna stu munnu c'è la Malarazza,
cu voli la giustizia si la fazza! "
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti ...

domenica 14 febbraio 2010

Le piaghe d'egitto oggi a Paternò

Sangue.   L’acqua che diventa imbevibile,quando c'è naturalmente ,visto che spesso, nonostante sia un bene comune ne siamo  privati, il sangue come simbolo del fuoco e del calore. Siccità . Tutto ciò che viene venduto come bibita al posto delle nostre arance,i nostri politici  non hanno avuto nemmeno l'ingegno di mettere nelle scuole o negli uffici i distributori di aranciate, al posto di quelle macchinette che distribuiscono merendine americane, che ci fanno diventare come l'extra terrestre "ET"con la pancia gonfia e la testa piccola, dobbiamo dedurre che  la causa è perchè chi fa capo a codesti distributori non è amico di nessun politucolo di turno?
Rane.    Il gracidio delle rane rappresenta il rumore, il trionfo del rumore, è anche il diffondersi del pettegolezzo e delle parole inutili, o peggio,  le elucubrate dissertazioni di giullari e di buffoni che si innalzano come detentori della giustizia sociale e portatori di legalità.
Pidocchi.   Li ritroviamo nel parassitismo dei politici che nonostante i problemi più gravi che affligono la nostra città, pensano ancora ad accapararrarsi poltrone ,a nomine di assessori,a nomine di direttori artistici, di direttori generali. E più i pidocchi mangiano, più si moltiplicano e crescono, immensi mostri aracnoidi che sembrano usciti da qualche film di fantascienza, travestiti da istituzioni,li ritroviamo anche nel parassitismo nei cittadini che avallano questo sistema alimentandolo con l'ignavia e con l'indifferenza.
 Bestie feroci.   La Mafia.  i combattenti per la cattura della libertà altrui, quelli che in cambio del voto ricattano,vendono posti di lavoro,diritto non barattabile con la libertà di esprimere le proprie ideologie,quelli che favoriscono il clientelismo e il proliferarsi di ingiustizie inflitte ai più deboli.
Grandine.    La spazzatura che sta nelle strade da settimane,perchè non si trovano i soldi per pagare chi umilmente svolge il lavoro di tenere pulite le strade della nostra città, le conseguenze che sono scuole chiuse,ratti per le strade e dentro gli istituti scolastici.Il proporci i termovalorizz.... ops...gli inceneritori come fonte di energia e non come erogatori di diossina.
Cavallette.    Gli schiavi che si moltiplicano, e così pure i loro bisogni.I giovani paternesi vengono relegati nei call center,dove vengono"esaltate"le loro professionalità,una vera fucina di talenti nostrana. Troppe volte nella storia popoli poveri ed affamati di giustizia, ma prolifici e numerosi, hanno invaso i governanti ben pasciuti, rammolliti dai vizi e dai lussi..sordi al grido di chi è senza lavoro,di chi non viene pagato,di chi viene mortificato nella dignità,di chi perde il lavoro senza giusta causa. Il rischio è di un’invasione. 
Oscurità.   Il cedimento della cultura e della morale. Il sovvertimento dei valori fondamentali. L’oscurità è il diffondersi di stati d’animo negativi ,per esempio a Paternò, dei netturbini che elemosinano il loro salario come sta accadendo in questi giorni, traditi dalle istituzioni ,sbeffeggiati dai festeggiamenti carnascialeschi, organizzati, nonostante le vie piene di immondizia,per via dello sciopero  di questi ultimi senza stipendio da dicembre, la mancanza d’amore verso il prossimo indigente, l’estrema difficoltà di trovare in questa città delle persone con la quale condividere i propri ideali,delle persone che lottano per i propri diritti, per un mondo più onesto libero da egoismi e  narcisismi .
Nonostante questi segni,il faraone  ha il cuore indurito,e aspetta che l'avvicendarsi delle piaghe devasti e alimenti la morte delle coscienze,che dissesti una città che una volta era il vanto della sicilia orientale.

mercoledì 10 febbraio 2010

L'ultima prova di Psiche



Questa consisteva nel recarsi agli Inferi e chiedere a Proserpina di mettere in un vaso un po' della sua bellezza. Psiche non sapeva come fare per raggiungere gli Inferi, e stava pensando di suicidarsi, ma una torre le parlò e le disse che in una città vicina, c'era un cunicolo che portava agli Inferi, ma avrebbe dovuto portare con se due focacce mielate e avrebbe dovuto mettersi in bocca due monetine. Le disse ancora che lì avrebbe incontrato un asinaio zoppo con un asino zoppo che le avrebbe chiesto aiuto, ma lei avrebbe dovuto andare dritta senza fermarsi. Quindi arriverà allo Stige e incontrerà un vecchio di nome Acheronte a cui darà una delle due monetine per farsi accompagnare dall'altra parte del fiume. A metà dello Stige incontrerà un vecchio che le chiederà di farlo salire sulla barca, ma Psiche non deve dargli retta. Poi incontrerà Cerbero, un cane a tre teste, e a lui getterà una delle due focacce, ecc... Psiche riuscì a fare tutto bene e si fece consegnare il vaso con la bellezza di Proserpina. Aveva superato tutte e quattro le prove. Tutte quelle fatiche però l'avevano sciupata, e allora pensò di aprire il vaso per diventare + bella di prima. La torre però le aveva detto di non aprire mai quel vaso, altrimenti sarebbe morta. Venere sapeva che il vaso conteneva un veleno e contava su quel veleno per uccidere Psiche. Psiche non resistette alla tentazione e aprì il vaso, ma nel vaso non c'era nulla, a parte un sonno profondo che la fece stramazzare al suolo. Dal cielo giunse allora Amore, che era riuscito a fuggire dalla cella. Amore rinchiuse il sonno nel vaso e punse Psiche con una delle sue frecce affinché riaprisse gli occhi. Infine la portò in cielo da Zeus che fece bere alla fanciulla un bicchiere di ambrosia. Psiche divenne immortale e divenne la moglie di Amore. Ebbero una figlia che chiamarono Voluttà e vissero felici e contenti.

giovedì 4 febbraio 2010

Al rogo re carnevale


Mi ricordo una storia che mi raccontava mio padre, di quando appena  tredicenne, non essendo in possesso di un auto essendo quel periodo nel pieno dopoguerra, con la sua bicicletta percorreva decine di chilometri per andare a coltivare la sua terra ,quella terra regalò alla mia famiglia tante soddisfazioni e agi, seppur alimentata con lacrime di sudore e sacrifici,come mio padre quasi il novanta per cento dei padri di famiglia nel paese di Paternò era produttore di arance,le arance di Paternò erano con il tempo diventate il vanto della nostra città.
Adesso le cose sono cambiate adesso gli agricoltori sono stati dimenticati da questa classe dirigente che pensa soltanto ad arraffare voti,con la promessa (o minaccia,boh! ancora non l'ho capito)del posto ai call center gestiti dai loro padroni, gli aranceti di Paternò adesso sembrano come piangere,come i loro produttori,  già! Proprio così !Piangere, basta percorrere le strade che costeggiano i campi di aranci per vedere come tappeti arancione coprono la terra,seppur al nord un chilo di arance costano 2,50€e i produttori le portano al macero per guadagnarci almeno0,10€ ,un umiliazione che per i produttori dura ormai da molti anni.
Questa premessa l'ho fatta per introdurre una mia seppur "faziosa" opinione circa le notizie ascoltate nel tg locale.Di fronte a questa drammatica realtà sapete cosa succede quando ieri sera doveva esser approvato dal consiglio comunale un documento per adottare misure contro la crisi agrumicola promosso dai sindacati?
Il documento non viene approvato perchè mancavano i signori consiglieri ,non hanno avuto nemmeno il coraggio di affiancare quei cristi degli agrumicoltori che aspettavano all'interno dell'aula consiliare sperando che qualcosa di buono si potesse realizzare per il futuro dell'economia paternese, però la notizia che sento dopo questa è stata quella che mi ha sclerato maggiormente:"il direttore artistico c'è e sta lavorando "diceva la notizia,per tutti quelli che si fossero chiesti che fine avesse fatto dopo la sua elezione e apposito ufficio assegnatogli al palazzo, per non parlare dell'indecoroso stipendio. Che c**** vuoi che c'è ne può fregar al paternese che dopo un anno che sputa sangue e dopo una giornata di duro lavoro ha la schiena spezzata dalla fatica, del direttore artistico, della preparazione del carnevale rammendato affidata al direttore artistico, figura che fino ad oggi non è stata essenziale e di primaria importanza per la nostra città, hanno la faccia tosta di pensare a raccimolare soldi per festeggiare il carnevale, con i commercianti in ginocchio perchè la strada principale dove  allocano tutti gli esercizi commerciali è interrotta da lavori,con le strade di Paternò ancora una volta piene di immondizia ormai dispersa in ogni angolo delle strade,perchè non ci sono i fondi per pagare gli operatori ecologici,dove in alcune scuole dopo la pioggia abbondante ci sono state infiltrazioni di acqua,dove l'assessore ai servizi sociali è stato rimosso per associazione mafiosa,dove si aspetta il responso se sciogliere il consiglio comunale per infiltrazioni mafiose,dove ancora sei lavoratrici aspettano di sapere perchè sono state sollevate dall'incarico lavorativo per essere state sostituite da nuovo personale senza titolo idoneo,dove altre lavoratrici denunciano un assessore per averle minacciate di perdere il lavoro se non si fossero cancellate dal sindacato.
Carissimi governanti e direttori artistici,non c'è più bisogno che ancora vi sforziate a organizzare il carnevale,perchè non vi siete accorti che è già in atto da diverso tempo siamo nell'eterna gozzoviglia,nell'eterna alienazione dei problemi,facendo propaganda che queste cose futili sono aspetti importanti per il vivere sereno di ogni cittadino.Grazie non ci servono i vostri inutli sforzi, ridateci i nostri diritti ,ridateci la nostra città ,il carnevale non ci serve e tantomeno il direttore artistico.

martedì 26 gennaio 2010

Il re nudo.

Vi racconto una fiaba. Che poi, tanto fiaba, non è.
Diciamolo! E' una parodia della fiaba di Andersen,

Questo racconto parla di un imperatore vanitoso, eccentrico, un certo Re . Era il Re del Paese della libertà, e il suo popolo, era il popolo della libertà. .
Questo Re era molto attento ai suoi interessi personali e al suo aspetto esteriore.
Un giorno a palazzo Al....EHM a Corte (!), arrivarono de tessitori imbroglioni che fecero credere a tutti di possedere una stoffa magica e bellissima, che solo gli stolti e gli indegni non potevano vedere. Naturalmente, anche se non vedeva nulla, il Re per non fare la figura dello stolto finse di vedere la stoffa e si fece fare un abito dagli imbroglioni. Tutti a Corte facevano finta di vedere il vestito del Re e si complimentavano ."Bellissimo!", dicevano tutti.

Quando il Re decise di scendere tra il popolo della libertà tutti lo applaudivano e ne ammiravano il vestito. Ma ad un certo punto, si leva una voce di fanciullo che grida : "MA IL RE E' NUDO!". Era la voce della verità. La voce dell'innocenza.

MORALE DELLA FAVOLA: Se il popolo della libertà, non fosse un grandissimo branco di pecore (si può dire "grandissimo"?) , forse il Re nudo non sarebbe manco uscito di casa.
In un primo momento si era pensato che il bambino fosse comunista (si può dire bambino?)
Ma tu guarda se dobbiamo sentire queste cose da un bambino, invece che dai giornalisti (si può dire giornalisti?).

venerdì 15 gennaio 2010

Il colombre


Di solito scrivo io una nota, un mio pensiero, una mia riflessione. Ma questa volta voglio solo fare da tramite a chi dello scrivere note, pensieri, riflessioni ne ha fatto un'arte: Dino Buzzati
Il colombre è il primo racconto di una raccolta omonima del 1966. Lo dedico a tutti quelli che pensando sempre e solo a difendersi dall'altro, dal diverso, da ciò che si conosce solo per sentito dire e in quanto tale si teme, passano la loro vita a fuggire e a non cogliere le tante perle di cui la vita, spesso una sola volta, ci fa omaggio. Buona lettura                                                                                                                                                       
Il colombre (Cliccare su questo link)

lunedì 11 gennaio 2010

Un pensiero rivolse anche il Leopardi a Paternò?



O patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l'erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo,
Non vedo il lauro e il ferro ond'eran Carchi
I nostri Padri antichi. O fatta inerme,
Nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oime quante ferite,
Lividor Che, sangue Che! oh qual ti veggio,
Formosissima donna! Io chiedo al cielo
E al mondo: dite dite;
Chi la ridusse un racconto? E questo è peggio,
Che di catene ha carche AMBE le braccia;
Si che Sparte le chiome e senza velo
Siede in terra negletta e Sconsolata,
Nascondendo la faccia
Tra le ginocchia, e piange.
Piangi, Che hai ben donde, mia Paternò,
Vincer Le Genti UNO nata
E sorte Nella fausta e Nella ria.
SE fosser gli occhi tuoi Fonti dovute vive,
Potrebbe non mai il pianto
Adeguarsi al tuo danno ed allo Scorno;
Che fosti donna, o sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
Che, rimembrando il tuo passato vanto,
Non dica: già fu grande, o non Quella è?
Perchè, perchè? Dov'è la forza antica,
Dove l'armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? qual arte o qual fatica
O qual tanta possanza
Valse uno spogliarti il manto e l'auree bende?
Vieni cadesti o Quando
Da Tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? non ti difende
Tuoi Nessun de '? L'armi, qua l'armi: io solo
Combatterò, procomberò io sol.
Dammi, o ciel, CHE SIA Foco
Agl'italici Petti Il sangue mio.
Dove sono i tuoi figli? Odo suon d'armi
E di carri e di voci e di timballi:
In estranie contrade
Pugnano i tuoi figliuoli.
Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
Un fluttuar di fanti e di cavalli,
E fumo e polve, e luccicar DI SPADE
Vieni Tra Nebbia Lampi.
Nè ti Conforti? E i tremebondi lumi
Piegar non Soffri al dubitoso evento?
Una pugna Che uno Campi Quei
La paternese Gioventude? O numi, o numi:
Pugnan per altra terra itali Acciari.
Oh misero colui Che in guerra è spento,
Non per li patrii lidi e per la pia
Consorte e I Figli cari,
Ma da nemici Altrui
Per altra gente, e non dir PUÒ morendo:
Natia Alma Terra,
La vita che mi destinazione ecco ti rendo.
Oh e venturose Benedette cura e
L'antiche età, Che a morte
Per la patria correan le genti a squadre;
E voi sempre onorate e gloriose,
Strette O tessaliche,
Dove la Persia e il fato assai uomini Forte
Fu di poch'alme franche e generose!
Io credo CHE E i sassi e l'onda LE PIANTE
E le montagne vostre al passeggere
Con indistinta voce
Narrin sponda Quella tutta siccome
Coprìr le invitte Schiere
De 'corpi ch'alla Grecia eran devoti.
Allor, vile e feroce,
Guardando l'etra e la marina e il suolo.
E di lacrime sparso AMBE le guance,
E il petto ansante, e vacillante il piede,
Toglieasi in man la lira:
Beatissimi voi,
Lance Ch'offriste il petto alle Nemiche
Per amor di costei ch'al Sol vi Diede;
Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira.
Perigli Nell'armi E NE '
Qual tanto amor le giovanette menti,
Qual nell'acerbo fato amor vi trasse?
Vieni sì lieta, o figli,
L'ora estrema vi parve, onde Ridenti
Correste al passo lacrimoso e duro?
Parea ch'a danza e non andasse a morte
Vostri Ciascun de ', o uno splendido convito:
Ma v'attendea Lo Scuro
Tartaro, e l'onda morta;
Né le spose vi foro o I figli Accanto
Quando su l'aspro lito
Senza baci moriste e senza pianto.
Ma non senza de 'Persi orrida pena
Ed immortale angoscia.
Vieni Leone di tori entro una mandra
O salta uno Quello nel tergo e sì gli scava
Con le zanne la schiena,
O questo fianco addenta O Quella Coscia;
Tal fra le Perse torme infuriava
L'ira de 'Greci Petti e la virtute.
Cavalieri e Cavalli Supini Ve ';
Vedi intralciare ai vinti
La fuga i carri e le tende cadute,
Primieri fra Correr E '
Pallido e scapigliato Esso tiranno;
Tinti e Infusi venire Ve '
Del Barbarico sangue i greci eroi,
Cagione ai Persi d'infinito affanno,
A poco a poco vinti dalle Piaghe,
Sopra L'ONU Cade l'altro. Oh viva, oh viva:
Beatissimi voi
Mentre nel mondo si Favelli o scriva.
Prima divelte, in mar precipitando,
SPENTE nell'imo strideran le stelle,
Che la memoria e il Vostro
Amor trascorra o scemi.
La vostra tomba è un'ara; e qua Mostrando
Verran le madri ai parvoli Le Belle
Orme del Vostro sangue. Ecco io mi prostro,

O benedetti, al suolo,
E bacio QUESTI sassi e zolle queste,
Che fien lodate e Chiare eternamente
Dall'uno polo all'altro.
Deh foss'io pur con molle e voi qui sotto,
Fosse del sangue mio quest'alma terra.
Che se il fato è Diverso, e non consente
Ch'io per la Grecia i moribondi lumi
Prostrato Chiuda in guerra,
Così la vereconda
Fama del Vostro vate appo i futuri
Possa, Volendo i Numi,
Tanto durar Quanto la vostra duri.
(Giacomo Leopardi)

sabato 2 gennaio 2010

Il ritorno del qualunquismo alimenta Paternò e i paternesi che fanno?........Abboccano........Abboccano.....

Ma davvero c'era bisogno del ritorno di Povia a Paternò per salvare il Natale?Ci domandiamo alcuni che non ci stanno a questa superficialità da quattro soldi, immagino  la piazza  gremita che urla inneggiando l'insigne artista, che stando a quello che si dice in giro e alle rassicurazioni di qualche politico che per non creare allarmismi e far pensare che ci sia dello spreco di danaro pubblico ,non chiede una cifra esosa ma umilmente si accontenta e canta...forse perchè nelle altre città avrebbero preso a sassate uno che "voleva avere il becco"o qualcuno che ribadisce ancora ....e  ancora .....nelle sue canzoni e nelle interviste rilasciate che essere omosessuali è una malattia di cui si può guarire e che è determinata da problemi familiari.
Ma si!!! Tuffiamoci nella folla con Povia, siamo tutti qualunquisti,uniamoci ai ringraziamenti che i nostri politici fanno al direttore artistico che ha permesso che ciò si realizzasse e avesse luogo,intanto non si trovano i fondi nelle casse del comune per ripristinare la fiera di settembre,ormai sepolta da  inutili toppe come questa che ci viene proposta,che dava l'opportunita ai commercianti  di Paternò di pubblicizzare i loro prodotti e di incrementare le vendite,la rocca normanna, una manifestazione che a Paternò era un evento cult, il carnevale una volta vanto per tutta la Sicilia orientale, per passare alle cose di importanza più rilevante come la manutenzione delle strade che sembrano quelle di Kabul, l'assistenza negata agli anziani perchè non di "primaria importanza", la libertà di espressione negata da quattro politucoli di bassa lega,la dignità dei lavoratori onesti sfregiata e manomessa  da mezzucci poco chiari alla comunità onesta che vuole che questo offuscato panorama che si presenta ogni giorno agli occhi cambi veramente.
Intanto festeggiamo l'inizio dell'anno con Povia,sorridiamo sempre,illudiamoci che questo è bello e quello di cui avevamo bisogno,diamo spazio all'ebetismo ormai generalizzato abbocchiamoci a quest'esca che ci hanno teso,per immobilizzarci. O speriamo che il nuovo anno ci illumini e ci faccia capire che stiamo navigando in acque minacciose e cattive.

giovedì 24 dicembre 2009

A Paternò il remake de:" il gladiatore"..« Conoscevo un uomo che diceva: la morte sorride a tutti. Un uomo non può far altro che sorriderle di rimando. » .....

Ricordavo proprio in questi giorni il film "Il gladiatore", dove Massimo Decimo Meridio Rivolto a Commodo, futuro imperatore di Roma, pronuncia le parole che compongono il titolo di questo post, vi chiederete il perchè, come avrete appreso dai notiziari nella mia e in altre città della Sicilia esiste una piaga sociale, che, non è come dicevasi in un famoso film di Benigni "il traffico", ma bensì La spazzatura, da tre mesi gli operatori ecologici non percepiscono lo stipendio, decidono di scioperare e il nostro Pippo Commodo non li appoggia ma li denuncia per interruzione di pubblico servizio, un assessore fa intervenire il Presidente della Regione che risolve il problema e il nostro Commodo che fa? Lo giustizia, o crede per lo meno,. ma il nostro coraggioso "Massimo Decimo Meridio "locale, invece che essere abbattuto da questo colpo meschino e che sa di abuso di potere non può che suscitare in noi nient'altro che profonda ammirazione e solidarietà.
Non è l'unico caso dove il potere non sta dalla parte dei Lavoratori, la sottoscritta e altre sei lavoratrici circa quattro anni fà furono eliminate dal triste panorama lavorativo regnante a  Paternò, perchè aderivano a un  Sindacato scomodo,senza che nessuna parte politica si indignasse per il fatto avvenuto, meno male che era fuori moda il Colosseo con "Leoni" annessi pronti a divorare i traditori del regime! Ragazzi Che colpo di c.. ops ... Fortuna!
Ci sono diverse analogie tra Il fatto avvenuto nella mia città e quello che compone la storia di questi due uomini vissuti nell'antica Roma.
                                   ANALIZZAMOLE ...
Molti ritengono che Commodo fosse pazzo (in gioventù fece cuocere in un forno un servo colpevole di avergli Preparato un bagno troppo caldo). L 'instabilità di Commodo non fu tuttavia,, limitata a questo. Una volta fece massacrare gli abitanti di una città perché uno di loro lo avrebbe guardato con espressione non amichevole. Egli voleva essere adorato come un dio, e trascurava completamente gli affari di stato mentre si dedicava ad un suo harem di circa 300 donne e giovani uomini. Incarico i suoi amici di amministrare l'impero e divideva con loro i soldi che questi rubavano.
Secondo la versione di Scott l'anziano imperatore romano Marco Aurelio decide di scegliere, venuto il momento di nominare il proprio successore, il valente generale Massimo Decimo Meridio anziché il proprio figlio Commodo; considerato inadatto al ruolo. Marco Aurelio vuole che Roma torni ad essere una repubblica e che quindi Massimo ristabilisca di nuovo il potere del Senato, ovvero al popolo romano, come era prima dell'età imperiale. Venuto a conoscenza della scelta , Commodo uccide il padre Prima che renda pubblica la sua decisione. Massimo capisce che l'imperatore non è morto per cause naturali, ma è stato Ucciso dal figlio, dunque rifiuta di sottomettersi a Commodo, che allora dà ordine di uccidere Massimo e la sua famiglia.

mercoledì 16 dicembre 2009

2470 anni fà ad Atene .....


Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

giovedì 3 dicembre 2009

Speriamo che domani piova......



Giorno 4 dicembre a Paternò è la festa della patrona S:Barbara. Nonostante il padre Dioscuro la rinchiuse in una torre per impedirlo, Barbara divenne cristiana. Per questo motivo fu denunciata dal prefetto Martiniano durante la persecuzione di Massimiano (III-IV sec.) e imprigionata a Nicomedia. Fu prima percossa con le verghe, quindi torturata col fuoco, subì quindi il taglio delle mammelle e altri tormenti. Infine venne decapitata per mano del padre, che la tradizione vuole incenerito subito dopo da un fulmine. Sempre la tradizione racconta che durante la tortura le verghe con la quale il padre la picchiava si trasformarono in piume di pavone, per cui la santa viene talvolta raffigurata con questo simbolo. È invocata come protettrice contro i fulmini e la morte improvvisa e protettrice degli artificeri, artiglieri, minatori, vigili del fuoco e carpentieri.
Ritornando alla festa che si svolge nella mia città, ricordo quando ancora piccola, la festa fosse molto sentita dai paternesi,tutti erano molto coinvolti tanto che si aspettava la festa per comprare il vestito più bello da sfoggiare durante "a passiata a strata ritta"dietro il fercolo della santa, con la scusa di essere "molto devoti" prendeva paganamente il sopravvento  l'apparire e il risaltare tra la folla, delle pellicce, dei paltò all'ultima moda,alla faccia della fede e dello spirito cristiano.
Ma forse sempre meglio che adesso,non si tiene più all'abito elegante,ma non per spirito cristiano,ma perchè il paternese non gode più dei tempi fiorenti quando in questo periodo, con la vendita delle arance aveva dei proventi non indifferenti,cosa che adesso con la crisi agrumicola non si realizza da anni per i funestati agricoltori paternesi,ma passiamo ad altro, adesso anche non godendo neppure di danaro nelle casse, il comune di Paternò ha fatto anche una sorta di risparmio,tipo strade non illuminate se non quelle del centro storico etc.. mentre si impegna a creare la nuova figura del direttore generale che bada ben costa alle casse del comune la modica cifra di 25000€ circa,per non parlare del malcontento  degli operatori ecologici che puntualmente non vengono pagati ,anche se la responsabilità dei pagamenti non  è del comune, esso non si impegna a fare da spalla a dei lavoratori che non percepiscono lo stipendio da diversi mesi. Ma parliamo delle offerte che i devoti fanno durante tutto il periodo che intercorre la festa,per la vigilia sfilano per le strade le cosidette "varette"cioe dei cerei, esse derivano dall'offerta della cera: con il passare dei secoli le grosse candele di cera offerte diventavano sempre più grandi e decorate, fino a far scomparire la cera stessa sostituita da una struttura barocca o rococò in legno riccamente decorato e dorato, ornata da angeli, statue e adornata di fiori. Sono solitamente 8 i portantini che ne reggono il grande peso, anche se ci sono delle eccezioni.Questi portantini dovrebbero rappresentare varie categorie di lavoratori,compresi gli studenti ,ma chi ti ritrovi invece?In alcuni casi persone di dubbia moralità,difatti la ballata delle varette comprende anche la ballata davanti all'abitazione del "pezzo grosso" del quartiere.Ecco dove finiscono i soldi dei devoti, uno squallido e scandaloso avvenimento che agli occhi dei fedeli tutti  dovrebbe lasciare atterriti, invece passa da sempre inosservato,vuoi per omertà ,vuoi per diletto, in ogni caso esprimo la mia insofferenza e virtualmente grido il mio vergogna ai complici di tutto questo sistema.
Speriamo che domani piova,così da lavare tutte le iniquità e le menzogne sotto la maschera dei devotismi facili, anche perchè credo che anche la santa non si senta a  proprio agio tra i mercanti del tempio di turno, credo che sia anche suo desiderio porre fine a questo sconveniente adoperarsi alle sue spalle e sotto il suo nome.

mercoledì 2 dicembre 2009

Il visconte dimezzato


..Così si potesse dimezzare ogni cosa intera..
Così ognuno potesse uscire dalla sua ottusa e ignorante interezza.
Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l'aria;
 credevo di veder tutto e non era che la scorza.
Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te l'auguro, ragazzo,capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi.
Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa.
E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perchè bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò

martedì 24 novembre 2009

La giustizia.


«Sta lavorando a un quadro?». «Sì», disse il pittore buttando sul letto, appresso alla lettera, la camicia che ricopriva il cavalletto. «È un ritratto. Un bel lavoro, ma non ancora del tutto finito». Fu una fortunata coincidenza, l'opportunità di parlare del tribunale venne addirittura offerta a K., perché era palesemente il ritratto di un giudice. Colpiva, anzi, la somiglianza con il ritratto nello studio dell'avvocato. Qui era rappresentato un giudice del tutto diverso, è vero, un uomo grosso, con una gran barba folta e nera, che di lato arrivava su a coprire le guance, inoltre quello era dipinto a olio, mentre questo a pastelli, con mano debole e incerta. Ma tutto il resto era simile, anche qui infatti il giudice era in procinto di alzarsi minaccioso dal suo trono, di cui stringeva i braccioli. «È proprio un giudice», stava subito per dire K., ma per il momento si trattenne e si avvicinò al quadro quasi volesse studiarlo nei particolari. Non riuscì a spiegarsi una grande figura campata a metà dello schienale del trono e chiese chiarimento al pittore. Le mancava ancora qualche ritocco, si decise a rispondere il pittore, prese un pastello dal tavolino e ripassò un poco i contorni della figura, senza renderla con questo più intelligibile a K. «È la Giustizia», disse infine il pittore. «Ah già, ora la riconosco», disse K., «qui c'è la benda intorno agli occhi e qui c'è la bilancia. Ma non ha le ali ai piedi e non sta correndo?». «Eh già», disse il pittore, «ho dovuto dipingerla così su commissione, in realtà è la Giustizia e la Vittoria insieme». «Non è un'unione riuscita», disse K. sorridendo, «la Giustizia deve stare ferma, altrimenti la bilancia dondola, e non può esserci una sentenza giusta». «Sto alle richieste del mio committente», disse il pittore. «Certo, certo», disse K., che con la sua osservazione non aveva avuto intenzione di offendere nessuno. «Lei ha dipinto la figura come realmente sta sul trono». «No», disse il pittore, «non ho mai visto né la figura né il trono, è tutta un'invenzione, ma ho avuto precise indicazioni su quello che dovevo dipingere». «Come?», chiese K. apposta, come se non capisse bene il pittore, «non è un giudice quello seduto sul seggio?». «Sì», disse il pittore, «ma non è un giudice di alto grado e non è mai stato seduto su un trono così». «Eppure si fa dipingere in un atteggiamento così solenne? Lo si direbbe un presidente di tribunale». «Già, sono dei vanitosi quei signori», disse il pittore. «Ma sono autorizzati dai loro superiori a farsi ritrarre così. A ognuno viene esattamente prescritto come può farsi ritrarre. Solo che, purtroppo, da questo quadro non si possono giudicare i particolari della veste e del seggio, i pastelli non sono adatti per questi soggetti». «Sì», disse K., «è strano che sia dipinto a pastelli». «Così ha voluto il giudice», disse il pittore, «è destinato a una signora».

venerdì 20 novembre 2009

Il personaggio della settimana


                         Il dottor Azzeccagarbugli.
 E' possibile notare l'avvocato dell'iniquità e del vizio, chiamato dai popolani come il dottor Azzeccagarbugli, un nomignolo ben affibbiato che ci dimostra l'indole spregevole dell'individuo.
E' in effetti, una figura caratteristica, propria del suo tempo, quando la legalità era schiava della prepotenza e del delitto, dei nobili e dei signorotti. Le "gride" erano tante e tutte comminavano pene severissime, per qualsiasi infrazione.
Alto, asciutto, pelato, col naso rosso ed una voglia di lampone sul viso, simbolo del suo ripugnante vizio del bere, indossa una toga che funge da veste da camera. Egli è un uomo servile, corrotto, ipocrita, "è la mente che serve di potere" a don Rodrigo e ai suoi bravi, l'uomo di legge, ossequioso coi potenti ed alimentatore dei loro soprusi e delitti, calpesta i suoi doveri di professionista per uccidere la giustizia e la verità, reclamate dalla legge e dalla coscienza umana.
Azzeccagarbugli desta ilarità e riprovazione per il suo opportunismo tra le pareti ampie del suo grande studio. Il suo studio,infatti, è una cornice degna del decadimento fisico e morale del personaggio: è uno stanzone, su tre pareti del quale sono appesi i ritratti dei dodici Cesari, tutti rappresentanti del potere assoluto, considerato sacro e inviolabile nel '600; sulla quarta parete è appoggiato un grande scaffale di libri vecchi e polverosi; nel mezzo c’è una tavola gremita di carte alla rinfusa, con tre o quattro seggiole all'intorno, e da una parte un seggiolone a braccioli piuttosto malandato.
Egli viene ritratto in particolar modo nel terzo capitolo, mentre discute con Renzo. Poiché ha capito che quest’ultimo, nel raccontargli la sua disavventura matrimoniale, è uno di quei bravacci avvezzi a minacciare i curati, l’ avvocato decaduto tenta di adoperarsi come può a difendere il nuovo cliente. Ma quando apprende la verità, cioè che il prepotente è don Rodrigo, il dottor Azzeccagarbugli s'infuria contro il povero Renzo, e, aggrottando le ciglia e gridando, lo mette alla porta immediatamente, dopo essersi simbolicamente lavato le mani, come un Pilato sicuro di protezione dall'alto. Nei pranzi e nelle feste di don Rodrigo,infatti, lui più florido del solito, brinda e gozzoviglia come un parassita senza scrupoli, caduto nella più ignobile bassezza morale, spesso petulante e ridicola.

Quest'avvocato ha una sua psicologia di pavidità malvagia che, in un certo qual modo, si accosta ad un altro personaggio del romanzo: don Abbondio. Colpito dall'inesorabile male della peste muore e, dopo un breve elogio funebre di derisione e di scherno, si viene a conoscenza che è seppellito in una povera fossa comune, senza onori e privilegi. I nemici della giustizia e del popolo vengono puniti da Dio sempre in questo modo.

giovedì 19 novembre 2009

Come fanno


 "Tutti presi per il collo", vi lasciamo il tempo di leggere, di pensare e di liberarvi per poco dai lacci del tempo che stringe....

Ma come -
come dicono di vivere -
come dicono di vivere qui così ? -
come fanno non si può capire -
per esempio anche di notte -
nel loro tenore di vita in tutto e per tutto -
che la vita è bella dicono - bisogna dirlo -
anche senza capirlo - attento a come parli -
che magari non ti prendano - per esempio -
per un guastafeste - capito? - o peggio -
e la squadra di calcio? - forza qui e forza là -
e la patria da salvare - da chi? -
da quelli che migrano come uccelli -
che vengono da lontano e non sono in regola -
ma come dicono di vivere qui così?
nelle case - nelle loro case - chiusi -
chiusi col tenore di vita - non si può capire -
chiusi col tenore di vita e il telefono -
e quelli là non li vogliamo - dicono al telefono -
quelli che migrano come uccelli che vadano -
vadano da un'altra parte - dicono loro -
noi siamo nel giusto e qui non c'è posto -
noi siamo nel giusto perché ci siamo fatti da soli -
noi abbiamo la nostra bella patria - dicono così -
abbiamo la nostra patria con il tenore di vita -
e quelli là che migrano vadano da un'altra parte -
così parlano - per esempio anche di notte -
nelle case - nelle loro case - chiusi -
chiusi col tenore di vita - non si può capire -
ma come fanno - già - le facce a tenerle così serie?
poniamo tra moglie e marito - per esempio-
come fanno con le facce - non si può capire -
come fanno a tenerle così serie nel niente del
[niente -
tra moglie e marito- anche tra altri - con figli e amanti -
attenti a non farsi beccare in fallo - sul negativo -
sul depressivo - perché non c'è tempo per quello -
già - il tempo stringe molto nel niente di niente -
e si deprimono a sentir parlare in modo
[dispersivo -
non costruttivo - sul niente di niente che viene
[avanti -
col tempo che stringe - tutti presi per il collo -
che stringe - come -
come dicono di vivere -
che bisogna vivere così

venerdì 13 novembre 2009

Semu troppu raccumannati ...........

............semu troppu raccumannati non'ni ponnu fari nenti
sbaviamu da matina a sira a li politici putenti
ancora n'lanu caputu
ca nuatri semu chi'ù forti picchi alliccamu?
Raccumannatu é sempri assicuratu
vaiu  a travagghiari pi inchiri a jurnata e la sacchetta
n'on mi i'nteressa di cui voli cangiari sta bella facenna
liccari e la me vita nun pozzu rinunciari
u votu c'hu dugnu a cu mi duna u torna cuntu
sta lamentazioni c'ha fazzu a chiddi
c'à ancora pritennunu di travagghiari
pi mezzu di l'articulu unu di la costituzioni,
babbi ma chi c'ha'spittati viniti all'assimblea di li raccumannati
a manna v'arriva macari c'alliccati
chi v'interessa di la ligalità,l'onestà
ormai n'ama abituari a cancillali sti paroli ca creiunu difficcortà

a facilità e a filicità
lassatiili iri chiddi ca v'untuunu e falconi e i borsellini
nun'viditi chi fini ci ficimu fari?

giovedì 12 novembre 2009

L'APE INDUSTRIOSA....


Nel frattempo Lucilla sta cospirando alle spalle dell'imperatore con alcuni membri del senato,e cerca aiuto in Massimo, l'unico uomo che abbia osato ribellarsi al fratello imperatore Commodo .
Nel frattempo Commodo intuisce da una frase del nipotino Lucio Vero che la sorella sta cospirando contro di lui, e quando lei torna si fa trovare col nipote, mentre gli racconta la storia di Claudio, l'imperatore tradito dalle persone a lui più care.
"Se sarai molto buono domani sera ti racconterò la storia dell'imperatore Claudio.
Egli fu tradito, da coloro che gli erano più vicini. Dal suo stesso sangue.
Bisbigliavano negli angoli bui e uscivano a notte fonda. E cospiravano e cospiravano.
Ma l'imperatore Claudio sapeva che stavano tramando. Egli sapeva che erano come piccole api industriose. Una sera si sedette accanto a una di loro la guardò negli occhi e le disse:
"Raccontami che cosa stai combinando piccola ape affaccendata, o abbatterò coloro a te più cari e tu mi vedrai fare il bagno nel loro sangue".
E l'imperatore aveva il cuore spezzato. La piccola ape lo aveva ferito più profondamente di quanto potesse fare chiunque altro e la piccola ape gli raccontò tutto.
Lucilla tenta di liberare Massimo perché guidi una rivolta contro Commodo,soldati a lui fedeli lo attendono già a Ostia, alle porte di Roma.
Commodo però venuto a conoscenza del complotto, fa uccidere tutti i gladiatori e cattura Massimo.
Il popolo ormai adora Massimo, e farlo uccidere sarebbe alquanto impopolare, decide quindi di affrontarlo e sconfiggerlo nell'arena davanti al popolo di Roma.

venerdì 6 novembre 2009

Tempo Reale


Paese di terra terra di cani
Paese di terra e di polvere

Paese di pecore e pescecani

E fuoco sotto la cenere

Dentro le stanze del Potere l'Autorità

va a tavola con l'anarchia

Mentre il ritratto della Verità si sta squagliando

e la vernice va via

E il Pubblico spera che tutto ritorni com'era

che sia solo un fatto di tecnologia

E sotto gli occhi della Fraternità

la Libertà con un chiodo tortura la Democrazia


Paese di terra terra di fumo

paese di figli di donne di strada

E dove se rubi non muore nessuno

E dove il crimine paga

C'è un segno di gesso per terra

e la gente che sta a guardare

Qualcuno che accusa qualcuno

Però lo ha visto solamente passare


E nessuno ricorda la faccia del boia


è un ricordo spiacevole

E resta soltanto quel segno di gesso per terra

Però non c'è nessun colpevole
Paese di zucchero, terra di miele

Paese di terra di acqua e di grano

Paese di crescita in tempo reale

E piani urbanistici sotto al vulcano

Paese di ricchi e di esuberi

e tasse pagate dai poveri

E pane che cresce sugli alberi

e macchine in fila nel sole

Paese di banche, di treni di aerei di navi

che esplodono

Ancora in cerca d'autore

Paese di uomini tutti d'un pezzo

tutti hanno un prezzo
e niente c'ha valore
Paese di terra terra di sale

e valle senza più lacrime

Giardino d'Europa, stella e stivale

Papaveri e vipere e papere

dov'è finita la tua dolcezza famosa tanto tempo fa

E' chiusa a chiave dentro la tristezza

dei buchi neri delle tue città

Chissà se davvero esisteva una volta o se era una favola


o se tornerà

E però se potessi rinascere ancora


Preferirei non rinascere qua

sabato 31 ottobre 2009

A che "santo"votarsi?


STORIA DELLA PAROLA MAFIA
-
L’origine della parola Mafia non è conosciuta con precisione. Secondo una versione dei fatti, nacque dall’invasione francese della Sicilia nel 1282 e dal motto "Morte alla Francia Italia Anela" o M.A.F.I.A.
- Per altri deriva invece dal nome della tribù araba che si stanziò a Palermo(Ma-afir), per altri dal toscano maffìa (miseria);mentre lo studioso del folclore G.Pitrè lo ricava dal vocabolo del gergo palermitano che in origine significava "bellezza, coraggio, superiorità."
Lo "spirito della mafia" indica una mentalità di eccessivo orgoglio, di prepotenza e superbia, secondo cui per essere veri "uomini d’onore" bisogna far valere le proprie ragioni senza scrupoli morali con ogni mezzo: dal duello rusticano all’agguato con la lupara.
Lo "spirito della mafia" poggia su un codice d’onore, non scritto ma egualmente rispettato, retto da due regole inderogabili: l’omertà, che impone a tutti il più assoluto silenzio e l’avvertimento preliminare dell’avversario nel "regolamento di conti".
- Il rapporto tra gli “uomini d’onore” e gli affiliati è molto stretto, in quanto è proprio da questo che si intrecciano i collegamenti tra affiliati e “cosca”,
- Questa parola deriva dal dialetto siciliano e significa “carciofo” : essa sta ad indicare il rapporto assai stretto che si viene a stabilire tra i membri, uniti tra di loro come le foglie del carciofo.
- Tale rapporto si rinvigorisce, nel reciproco sostegno e aiuto in caso di necessità, attraverso la ferrea legge storica dell’omertà ( assoluta segretezza circa le informazioni, che possono circolare solo all’interno della ristretta cerchia degli adepti come in tutte le società segrete).Da:"STORIA DELLA MAFIA NEL MEZZOGIORNO D'ITALIA",by Clemente.

Alcuni studiosi hanno ritenuto e ritengono a torto o a ragione, che il maggior attecchimento nelle zone del sud italia,in special modo in Sicilia, Campania,e Calabria,sia da ascrivere non soltanto alla miseria in cui versava il popolo, ma a modi di reagire, alle ingiustizie che il neo-nato stato italiano infliggeva alle popolazioni ex-borboniche le quali subirono numerosissime angherie e vessazioni,alle quali si reagì con il brigantaggio prima e con le organizzazioni di mafia dopo.
Quindi volendo esplicitare il pensiero di tali studiosi della mafiologia, si può dire che nel momento in cui taluno subiva delle ingiustizie ed a cui lo stato piemontese per motivi di censo o per ragion di stato denegava la giustizia ,quest'ultimo rivolgendosi al capo mafia locale, vedeva tutelati i suoi diritti con celerità e solerzia. Certo negli ultimi tempi,anche la mafia ha cambiato le sue forse "nobili" origini, divenendo soltanto una organizzazione criminale e affaristica.Quindi da "fisiologica reazione" ai soprusi dei potenti diviene,criminalità organizzata.
Una domanda sorge spontanea:"oggi chi non ottiene giustizia a chi si deve rivolgere"?Questa è la domanda che ci siamo poste io e alcune mie amiche,dal momento che circa quattro anni fà,dopo aver denunciato fatti e persone, a tutt'oggi attendiamo risposte dalla procura della repubblica e ci chiediamo,se per ottenere giustizia qualcuno di noi o le nostre famiglie,dovranno subire qualche tragico evento.
Chi arriverà prima la giustizia dello stato italiano o la vendetta dei nostri detrattori?

L'omertà è da vili, ma lasciare chi denuncia da solo e da giusti?Giustizia a te la risposta.