Visualizzazioni totali

giovedì 26 febbraio 2009

L'importante non e' Apparire ma essere.........


Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di lusso, tutti abitati, tutti enormi. Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l'alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante".Si descrive così la protagonista del romanzo “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery, caso letterario in Francia nel 2006. Eppure nel primo breve capitolo la stessa Renée Michael disquisisce sull’Ideologia tedesca di Marx. La protagonista, pur rispondendo in tutto allo stereotipo della portinaia, in realtà nasconde una personalità molto più complessa. E’ un’autodidatta con una cultura straordinaria, una grande apertura mentale e raffinati gusti musicali, filosofici e letterari. Studia Husserl, ascolta Purcell, è un’appassionata intenditrice della cultura giapponese e dei film di Ozu, regista giapponese per pochi. Il suo gatto si chiama Lev, in omaggio a Tolstoj. Renée però ama mascherarsi, e dalla sua guardiola osserva la vita frivola condotta dalle famiglie dell’alta borghesia che abita il palazzo. Alla voce narrante di Renée, che racconta la vita così come scorre sotto i suoi occhi, fa da contraltare la voce di Paloma Josse, che conosciamo attraverso le pagine del suo diario. Figlia di un deputato, ex ministro, che abita uno dei lussuosi appartamenti di rue de Grenelle, si racconta così: “Io ho dodici anni, abito al numero 7 di rue de Grenelle in un appartamento da ricchi. I miei genitori sono ricchi, la mia famiglia è ricca, e di conseguenza mia sorella e io siamo virtualmente ricche. […] Si dà il caso che io sia molto intelligente. Di un’intelligenza addirittura eccezionale. Già rispetto ai ragazzi della mia età c’è un abisso. Siccome però non mi va di farmi notare, e siccome nelle famiglie dove l’intelligenza è un valore supremo una bambina superdotata non avrebbe mai pace, a scuola cerco di ridurre le mie prestazioni, ma anche facendo così sono sempre la prima della mia classe”. Talmente matura, Paloma, che ha deciso di suicidarsi. La sua parte di diario, che è scritto con un carattere tipografico differente da quello di Renée, in modo da renderlo immediatamente evidente, contiene la cronaca dei giorni che precedono la data in cui ha deciso di togliersi la vita.Renée e Paloma, anime speculari, finiranno per incontrarsi grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che comprenderà l’eleganza del riccio, poiché in possesso del concetto di wabi, "forma nascosta del bello, qualità di raffinatezza mascherata di rusticità".Da contrappunto all’intreccio delle vicende si impongono le dissertazioni filosofiche di Renée.Il romanzo offre piacevoli spunti di riflessione, al di là della semplice e abusata contrapposizione fra mondo aristocratico snob, volgare e appiattito sulla materialità effimera dell’apparenza, e mondo delle anime sensibili attente alla sostanza delle cose e dell’essere.Intriga la sotterranea riflessione sociologica che anima le pagine della Barbery. Colpisce “l’incapacità del genere umano di credere a ciò che manda in frantumi gli schemi di abitudini mentali meschine”. Questo è un romanzo dello sguardo allenato a guardare le cose in tutta la loro profondità. E’ un invito costante ad adottare nella propria esistenza uno spirito aperto all’altro, alla sostanza, qualunque abito vesta. La rivelazione della sistematica applicazione di pregiudizi non può che toccare anche noi, poiché è pratica comune nella nostra vita quotidiana, non c’è giudizio morale in questo, noi funzioniamo così, l’importante è saper procedere oltre.

Nessun commento: