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sabato 31 ottobre 2009

A che "santo"votarsi?


STORIA DELLA PAROLA MAFIA
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L’origine della parola Mafia non è conosciuta con precisione. Secondo una versione dei fatti, nacque dall’invasione francese della Sicilia nel 1282 e dal motto "Morte alla Francia Italia Anela" o M.A.F.I.A.
- Per altri deriva invece dal nome della tribù araba che si stanziò a Palermo(Ma-afir), per altri dal toscano maffìa (miseria);mentre lo studioso del folclore G.Pitrè lo ricava dal vocabolo del gergo palermitano che in origine significava "bellezza, coraggio, superiorità."
Lo "spirito della mafia" indica una mentalità di eccessivo orgoglio, di prepotenza e superbia, secondo cui per essere veri "uomini d’onore" bisogna far valere le proprie ragioni senza scrupoli morali con ogni mezzo: dal duello rusticano all’agguato con la lupara.
Lo "spirito della mafia" poggia su un codice d’onore, non scritto ma egualmente rispettato, retto da due regole inderogabili: l’omertà, che impone a tutti il più assoluto silenzio e l’avvertimento preliminare dell’avversario nel "regolamento di conti".
- Il rapporto tra gli “uomini d’onore” e gli affiliati è molto stretto, in quanto è proprio da questo che si intrecciano i collegamenti tra affiliati e “cosca”,
- Questa parola deriva dal dialetto siciliano e significa “carciofo” : essa sta ad indicare il rapporto assai stretto che si viene a stabilire tra i membri, uniti tra di loro come le foglie del carciofo.
- Tale rapporto si rinvigorisce, nel reciproco sostegno e aiuto in caso di necessità, attraverso la ferrea legge storica dell’omertà ( assoluta segretezza circa le informazioni, che possono circolare solo all’interno della ristretta cerchia degli adepti come in tutte le società segrete).Da:"STORIA DELLA MAFIA NEL MEZZOGIORNO D'ITALIA",by Clemente.

Alcuni studiosi hanno ritenuto e ritengono a torto o a ragione, che il maggior attecchimento nelle zone del sud italia,in special modo in Sicilia, Campania,e Calabria,sia da ascrivere non soltanto alla miseria in cui versava il popolo, ma a modi di reagire, alle ingiustizie che il neo-nato stato italiano infliggeva alle popolazioni ex-borboniche le quali subirono numerosissime angherie e vessazioni,alle quali si reagì con il brigantaggio prima e con le organizzazioni di mafia dopo.
Quindi volendo esplicitare il pensiero di tali studiosi della mafiologia, si può dire che nel momento in cui taluno subiva delle ingiustizie ed a cui lo stato piemontese per motivi di censo o per ragion di stato denegava la giustizia ,quest'ultimo rivolgendosi al capo mafia locale, vedeva tutelati i suoi diritti con celerità e solerzia. Certo negli ultimi tempi,anche la mafia ha cambiato le sue forse "nobili" origini, divenendo soltanto una organizzazione criminale e affaristica.Quindi da "fisiologica reazione" ai soprusi dei potenti diviene,criminalità organizzata.
Una domanda sorge spontanea:"oggi chi non ottiene giustizia a chi si deve rivolgere"?Questa è la domanda che ci siamo poste io e alcune mie amiche,dal momento che circa quattro anni fà,dopo aver denunciato fatti e persone, a tutt'oggi attendiamo risposte dalla procura della repubblica e ci chiediamo,se per ottenere giustizia qualcuno di noi o le nostre famiglie,dovranno subire qualche tragico evento.
Chi arriverà prima la giustizia dello stato italiano o la vendetta dei nostri detrattori?

L'omertà è da vili, ma lasciare chi denuncia da solo e da giusti?Giustizia a te la risposta.

6 commenti:

patri ha detto...

Propendo più per l'origine araba data anche la storia della sicilia (da un vocabolario etimologico su internet= luogo di riunione o spacconeria. Bella la vignetta con citazione del mitico The Wall dei mitici Pink Floyd ;)! E sempre a proposito di parole e citazioni su Sciascia putroppo a me viene in mente soltanto quel disgraziatissimo Professionisti dell'antimafia. Le parole sono pietre. Ciao :-)

JOHN ha detto...

Se dopo quattro anni non è stato emesso nessun provvedimento, e non c’è stata ancora l’archiviazione del fascicolo, mi viene da pensare che due sono le cose, o il GIP non ravvede i reati o li ha già ravveduti e aspetta il quinto anno per pronunciarsi, ma attenzione solo per essere assolutamente sicuro di non sbagliare. Tu, charmel e le tue amiche, per quale delle due ipotesi propendete?

charmel ha detto...

Patri, a proposito di disgraziatissime frasi,me ne ricordo un altra di Sciascia,che dice pressapoco così:" per far carriera nella magistratura, nulla vale più del prender parte a processi di mafia".Carlo Levi scrisse "le parole sono pietre" circa 40 anni fà,ed è ancora oggi molto attuale.
john,spero che questo non sia il tuo vero nome,io non credo che il Gip non ravveda i reati,credo che essendo compiuti da uomini di potere,voglia essere sicuro di non sbagliare,ma nel frattempo magari, salta la macchina a qualcuno,oscure minaccie aleggiano nell'aria,magari qualche mia collega indigente avendo perso il lavoro si suicida,o per un "fatale" incidente qualcuno magari viene a mancare,siamo sicuri poi di non aver sbagliato,quando viene stravolta la vita di chi si oppone ad uno stato di illegalità permanente che i potenti usano per adoperarci a loro piacimento?La sicurezza che lo stato dovrebbe delegare a chi denuncia e a chi non tollera l'omertà,viene invece delegata al potente che con atti criminosi attenta alla nostra libertà,credo davvero se ad essere incriminato sarebbe stato un ruba-galline,subito la giustizia avrebbe inflitto una pena all'ignobile ladro,promettendogli il diniego eterno alla luce del giorno.IO CHARMEL E LE MIE AMICHE PROPENDIAMO PER UNA TERZA IPOTESI,CHE LA GIUSTIZIA NON E'UGUALE PER TUTTI,E ANCHE DI QUESTO NE ABBIAMO LE PROVE.

uno che nè ha viste di cotte e di crude ha detto...

Forse si aspetta la scadenza dei termini e così salomonicamente il giudice non incorrerà in alcuna sanzione (addurrà come scusa i notevoli carichi di lavoro ) ma avrà sicuramente da un lato denegato giustizia dall'altro si ingrazierà qualche ministro o onorevole o giudice di rango superiore. Purtroppo la carriera non si fa soltanto come la fecero Falcone e Borsellino che amarono questa terra fino all'estremo sacrificio, avvolte si fà anche con la tecnica dello struzzo. Ma l'importante è fregiarsi del titolo di servitori dello stato, cara Charmel purtroppo molte volte in questa terra si è voltata la testa altrove sono sicuro che dopo questa esperienza anche tu e le tue amiche la prossima volta non denuncerete più e di comune accordo direte : tanto a che serve?

charmel ha detto...

Sarà servito almeno per non aggregarsi alla corrente di pensiero degli struzzi,almeno davanti a mio figlio non sarò"un altro mattone nel muro",ma il mio sacrificio e quello di chi non vuole omologarsi a una cultura gretta e omertosa servirà da esempio alle nuove generazioni,per cambiare il loro futuro,per fare la differenza, che è quella che porta avanti il mondo da sempre.

Anonimo ha detto...

chi di speranza vive disperatu mori