C’era una volta giù all’Equatore
un’isola bella, baciata dal sole,
dove regnava un Re dittatore,
che tutti teneva sotto le suole.
Giunse notizia un giorno al sovrano
d’una sostanza a lui sconosciuta:
“Cade dal cielo così, piano piano!
È soffice e morbida come la juta!
Puoi farci le palle, tirarle al nemico,
e averne una scorta come si deve.
Qui non si vede, ma dice un amico
ch’esiste davvero! La chiamano neve!”.
Un urlo di gioia riempì il circondario
e il Re tropicale chiamò l’Assistente:
“Mandami il servo più temerario,
che corra veloce, immantinente!”.
“Portami presto - gli ordinò il Re
“quella poltiglia che chiamano neve!”.
Il Servo partì, correndo per tre,
lungo la via, ad occhio, più breve.
Viaggiò senza soste di giorno e di notte,
scalando montagne coperte di bianco,
riempì con la neve tutta una botte
e fece ritorno, felice ma stanco.
Lo ricevette ansioso il sovrano,
di colpo balzando dall’ottomana;
schiuse la botte, protese la mano
ma era ricolma di acqua piovana.
Il Servo infedele fu tosto sbattuto
dentro la cella più fredda che c’è.
Il Re tropicale che s’era avveduto
decise a quel punto di fare da sé.
Tutta la corte partì in pompa magna
come in un viaggio di quelli ufficiali.
Un breve passaggio dal re di Bretagna
e poi sempre dritto, fino agli Urali.
Di neve ce n’era, soffice e smorta,
e il Re tropicale fu molto contento.
Per esser sicuro d’averne una scorta.
di botti ricolme ne prese duecento.
All’isola bella poi volle tornare,
pieno di neve e tanta emozione,
ma vide il Sovrano, nello sbarcare,
che i Servi facevan la rivoluzione!
Avevan buttato cappi e catene
e s’eran ripresi gli averi del Re.
Lui lo isolarono, chiuso per bene,
dentro la cella più fredda che c’è.
Morì senza neve il povero stolto,
dopo una cernita futile e vana.
Trono e corona perse in un colpo
in cambio di botti d’acqua piovana.
2 commenti:
Rieccomi qui a gironzolare tra' i blog.Ti lascio un salutino
Gio'
http://remenberphoto.blogspot.com/
grazie Giò
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