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venerdì 4 novembre 2011

Donne che odiano le donne

non è il titolo del libro di Larsson riveduto,ma,le donne a cui voglio riferirmi  sono le mie nuove colleghe,ossia il personale che da qui a cinque anni, lavora al mio posto e di altre colleghe rientrate come me a far parte di nuovo del mondo lavorativo.Adesso che le "titolari"(così si fanno chiamare)lavorano venticinque ore settimanali anzichè trenta, per fare posto a noi riassunte,invece di accoglierci e arrossire quando ci incontrano in sede  in occasione delle riunioni,o al lavoro,ci sfidano con  occhiate di odio e ci ignorano come se fossimo appestate.Adesso si, che stanno assaggiando l'amaro sapore della perdita, adesso sapranno cosa vuol dire perdere qualcosa, in questo caso il posto di lavoro,anche se adire il vero loro hanno soltanto perso cinque ore settimanali, non come noi, che cinque anni fà perdemmo con quest'ultimo anche tutto quello che fa  da contorno all'atto lavorativo,ossia,contributi,assegni familiari e diciamolo pure,ci hanno rubato anche quello che il lavoro ci dava non soltanto sul fronte economico, ma anche come realizzazione personale,in cui ognuno trova quell' armonia psico fisica che aiuta a relazionarsi con gli altri, anche con queste "donne che odiano. L'odio in questi soggetti da che cosa viene innescato?Secondo me, e anche secondo qualche luminare della sociologia moderna, tutto avviene perchè questi soggetti non hanno guadagnato quello che sono,onestamente e senza prevaricare, ma lo hanno ottenuto strisciando ai piedi dei potenti di turno, quindi la perdita ad esempio di un ora di lavoro a loro, costa veramente molto,perchè il "prostituirsi"alla politica, a chi ci vuole schiavi e senza diritti,con il tempo alimenta nella società, il non vivere nella legalità,ma il "vivacchiare" nell'oppressione,essere servi,e poi di chi?Di altri servi!
Che amarezza e che realtà troveranno i figli, di chi, non scendendo a compromessi ma con il sudore della fronte si guadagna da vivere,non accettando di inchinarsi a politici e colletti bianchi,che rubano l'anima e alle volte la libertà,specie quella della preferenza politica. 
carissime colleghe non scordate che la donna non è addomesticabile come voi lo siete divenute, ma per natura selvaggia, instintuale, creatrice e nel frattempo materna, quindi non si lascia soffocare dalle paure e stereotipie che la società malata vuole infliggergli.
"Siamo pervase dalla nostalgia per l'antica natura selvaggia.
Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento.
Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio.
Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per
nascondere i sentimenti. Ma l'ombra della Donna Selvaggia
ancora si appiatta dietro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre
notti. Ovunque e sempre, l'ombra che ci trotterella dietro va
indubbiamente a quattro zampe.”

Donne che corrono coi lupi, Clarissa Pinkola Estés.

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