La partecipazione anche armata delle donne agli eventi rivoluzionari ebbe anche altre presenze in quegli anni sia note esponenti dell’aristocrazia, come la principessa di Belgioioso, sia donne di estrazione popolare come appunto la Battistotti o Colomba Antonietti, morta nella difesa della repubblica romana del ’49 in uniforme di bersagliere. O ancora la palermitana Teresa Testa di lana, capraia, che vestita da uomo -con pistola e pugnale alla cintura e sciabola ad armacollo partecipa alle azioni delle squadre popolari e poi non si rassegna al disarmo per la creazione della Guardia nazionale.Giuseppa Calcagno: nata – secondo alcune fonti- nel 1826 a Barcellona (Me), fino all’insurrezione Giuseppa non godette di grande considerazione, soprattutto per la relazione che intratteneva con un certo Vanni, un ragazzo molto più giovane di lei; ma durante la rivolta a Catania nel maggio 1860 riuscì ad impossessarsi di un cannone e lo manovrò con sangue freddo e abilità tali da meritarsi il soprannome di "Peppa la cannoniera" ; dopo essersi così distinta nel moto popolare catanese venne nominata vivandiera della Guardia nazionale.
Adesso non per essere polemica, mi viene da pensare che ai nostri giorni non festeggiare l'unità d'Italia troverebbe un ulteriore motivazione,perchè non capisco come le donne abbiano subito un involuzione nella vita sociale,adesso si accontentano solo delle quote rosa e dei parcheggi privilegiati per le donne in gravidanza delle casse prioritarie per le donne in gravidanza,sempre associate a soggettti meno fortunati.Ma dove è andato a finire il coraggio che caratterizzava l'essere donna? Ha forse lasciato il posto alle umilianti defraudazioni a cui oggi le donne si fanno sottoporre da uomini mezze calzette, ignoranti e impotenti in tutti sensi. Adesso mi tocca vedere le mie ex colleghe, sotto giuramento davanti ad un giudice a difendere chi minaccia la loro libertà a spada tratta,a chi non le identifica come lavoratrici ma come portatrici di voto di scambio,donne che hanno paura ..... che tremano, non davanti ad un tribunale o ad un giudice ma davanti agli ominicchi che le tengono sotto scacco,donne che si fanno calpestare anche a costo di subire un accusa di falsa testimonianza.Capisco che lavorare è importante, che lavorare è gratificante,ma certamente non deve essere mortificante e umiliante e non deve fare di una donna merce di scambio, lavorare è un altra cosa,il lavoro dovrebbe perlomeno nobilitare e rendere più libera la persona.Chissà....se come la maggior parte dei miei concittadini, anche le mie ex colleghe hanno issato nei loro balconi il tricolore,come concepiscono questo gesto, lo fanno con incoscienza e per imitazione o avranno riflettuto a fondo prima?