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sabato 31 ottobre 2009

A che "santo"votarsi?


STORIA DELLA PAROLA MAFIA
-
L’origine della parola Mafia non è conosciuta con precisione. Secondo una versione dei fatti, nacque dall’invasione francese della Sicilia nel 1282 e dal motto "Morte alla Francia Italia Anela" o M.A.F.I.A.
- Per altri deriva invece dal nome della tribù araba che si stanziò a Palermo(Ma-afir), per altri dal toscano maffìa (miseria);mentre lo studioso del folclore G.Pitrè lo ricava dal vocabolo del gergo palermitano che in origine significava "bellezza, coraggio, superiorità."
Lo "spirito della mafia" indica una mentalità di eccessivo orgoglio, di prepotenza e superbia, secondo cui per essere veri "uomini d’onore" bisogna far valere le proprie ragioni senza scrupoli morali con ogni mezzo: dal duello rusticano all’agguato con la lupara.
Lo "spirito della mafia" poggia su un codice d’onore, non scritto ma egualmente rispettato, retto da due regole inderogabili: l’omertà, che impone a tutti il più assoluto silenzio e l’avvertimento preliminare dell’avversario nel "regolamento di conti".
- Il rapporto tra gli “uomini d’onore” e gli affiliati è molto stretto, in quanto è proprio da questo che si intrecciano i collegamenti tra affiliati e “cosca”,
- Questa parola deriva dal dialetto siciliano e significa “carciofo” : essa sta ad indicare il rapporto assai stretto che si viene a stabilire tra i membri, uniti tra di loro come le foglie del carciofo.
- Tale rapporto si rinvigorisce, nel reciproco sostegno e aiuto in caso di necessità, attraverso la ferrea legge storica dell’omertà ( assoluta segretezza circa le informazioni, che possono circolare solo all’interno della ristretta cerchia degli adepti come in tutte le società segrete).Da:"STORIA DELLA MAFIA NEL MEZZOGIORNO D'ITALIA",by Clemente.

Alcuni studiosi hanno ritenuto e ritengono a torto o a ragione, che il maggior attecchimento nelle zone del sud italia,in special modo in Sicilia, Campania,e Calabria,sia da ascrivere non soltanto alla miseria in cui versava il popolo, ma a modi di reagire, alle ingiustizie che il neo-nato stato italiano infliggeva alle popolazioni ex-borboniche le quali subirono numerosissime angherie e vessazioni,alle quali si reagì con il brigantaggio prima e con le organizzazioni di mafia dopo.
Quindi volendo esplicitare il pensiero di tali studiosi della mafiologia, si può dire che nel momento in cui taluno subiva delle ingiustizie ed a cui lo stato piemontese per motivi di censo o per ragion di stato denegava la giustizia ,quest'ultimo rivolgendosi al capo mafia locale, vedeva tutelati i suoi diritti con celerità e solerzia. Certo negli ultimi tempi,anche la mafia ha cambiato le sue forse "nobili" origini, divenendo soltanto una organizzazione criminale e affaristica.Quindi da "fisiologica reazione" ai soprusi dei potenti diviene,criminalità organizzata.
Una domanda sorge spontanea:"oggi chi non ottiene giustizia a chi si deve rivolgere"?Questa è la domanda che ci siamo poste io e alcune mie amiche,dal momento che circa quattro anni fà,dopo aver denunciato fatti e persone, a tutt'oggi attendiamo risposte dalla procura della repubblica e ci chiediamo,se per ottenere giustizia qualcuno di noi o le nostre famiglie,dovranno subire qualche tragico evento.
Chi arriverà prima la giustizia dello stato italiano o la vendetta dei nostri detrattori?

L'omertà è da vili, ma lasciare chi denuncia da solo e da giusti?Giustizia a te la risposta.

venerdì 30 ottobre 2009

Donne a "disposizione" dell'umanità.

Rosalind Franklin (1920 – 1958) (biologa molecolare)

Diede un contributo rilevante alla biologia molecolare, fornendo le prove sperimentali della struttura del DNA. Per questa scoperta ricevettero il Nobel i suoi colleghi Wilkins, Watson e Crick che realizzarono il modello a doppia elica grazie alle fotografie della diffrazione ai raggi X del DNA scattate dalla Franklin, che Wilkins aveva sottratto dal laboratorio della scienziata. La verità fu rivelata solo molti anni dopo, dallo stesso Watson, nel suo libro "La doppia elica", dove lo scienziato racconta l'episodio del furto in termini scherzosi.

giovedì 29 ottobre 2009

Il processo di 'Ntoni.


Finalmente arrivò il giorno della citazione, e bisognava che quelli che ci erano scritti andassero al tribunale coi loro piedi, se non volevano andarci coi carabinieri. Ci andò persino don Franco, il quale lasciò il cappellaccio nero per comparire davanti alla giustizia, ed era pallido peggio di 'Ntoni Malavoglia che stava dietro la grata come una bestia feroce, coi carabinieri allato. Don Franco non ci aveva avuto mai a fare con la giustizia, e gli rompeva le scarabattole dover comparire per la prima volta davanti a quella manica di giudici e di sbirri che uno ve lo mettono dietro la grata come 'Ntoni Malavoglia in un batter d'occhio.
Tutto il paese era andato a vedere che faccia ci avesse dietro la grata 'Ntoni di padron 'Ntoni, in mezzo ai carabinieri, e giallo come una candela, che non ardiva soffiarsi il naso per non vedere tutti quegli occhi d'amici e di conoscenti che se lo mangiavano, e voltava e rivoltava nelle mani il suo berretto, mentre il presidente, col robone nero e la tovaglia sotto il mento, gli spifferava tutte le birbonate che aveva fatto, ed erano scritte senza che vi mancasse una parola sulla carta. Don Michele era là, giallo anche lui, seduto sulla sedia, di faccia ai giudei che sbadigliavano e si facevano vento col fazzoletto. L'avvocato intanto chiacchierava sottovoce col suo vicino, come se non fosse stato fatto suo.
- Per stavolta, - mormorava la Zuppidda all'orecchio della vicina, udendo tutte quelle porcherie che 'Ntoni aveva fatto, la galera non gliela levano di certo.
C'era anche la Santuzza, per dire alla giustizia dove era stato 'Ntoni e dove aveva passata quella sera.
- Guardate cosa vanno a domandare alla Santuzza, borbottava la Zuppidda. Son curiosa di sentire cosa risponderà, per non spiattellare alla giustizia tutti i fatti suoi.
- Ma da noi che vogliono sapere? domandò comare Grazia.
- Vogliono sapere se è vero che la Lia se la intendeva con don Michele, e che suo fratello 'Ntoni abbia voluto ammazzarlo per tagliarsi le corna; me l'ha detto l'avvocato.
- Che vi venga il colera! - soffiò loro lo speziale facendo gli occhiacci. Volete che andiamo tutti in galera? Sappiate che colla giustizia bisogna dir sempre di no, e che noi non sappiamo niente.
Comare Venera si rincantucciò nella mantellina, ma segutò a borbottare, - Questa è la verità. Li ho visti io cogli occhi miei, e lo sa tutto il paese.

lunedì 26 ottobre 2009

Non chiederci la parola .........


.....che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

(Non Chiederci La Parola, da Ossi di Seppia - Eugenio Montale)

Μολών Λαβέ


Serse esortò Leonida a gettare le armi, il quale rispose ironicamente : Μολών Λαβέ (“venite a prenderle”).

sabato 24 ottobre 2009

Sollievo negli ambienti istituzionali della città.......

L'ora legale stanotte lascerà il posto a l'ora solare,scompare così l'unica cosa legale nella città,bloccate le misure antipanico.

venerdì 23 ottobre 2009

INNERES AUGE



Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina.
Uno dice che male c'è a organizzare feste private
con delle belle ragazze per allietare Primari e Servitori dello Stato?

Non ci siamo capiti
e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?
Che cosa possono le Leggi dove regna soltanto il denaro?
La Giustizia non è altro che una pubblica merce...
di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.

La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Con le palpebre chiuse s'intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore: Inneres Auge, Das Innere Auge

La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Ma quando ritorno in me, sulla mia via,
a leggere e studiare, ascoltando i grandi del passato...
mi basta una sonata di Corelli, perchè mi meravigli del Creato!

(Franco Battiato)

Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi.................


"Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo
l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola
piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i
mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e
i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, chè mi
contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... E invece no,
scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si
credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi...E ancora
più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito... E infine
i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere,
chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle
anatre... Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo,
lei è un uomo..."

mercoledì 21 ottobre 2009

Un nano-consiglio...........


Affinchè ci ricordiamo delle donne che hanno dato un contributo all'umanità e ne hanno migliorato il futuro,non delle oche che attualmente starnazzano nelle aie dei palazzi dei "principi" e dei "faraoni" di turno.
Buona lettura!

Riflettiamo…


Alda Merini è nata a Milano il 21 marzo 1931. Di modesta famiglia ha condotto una vita assai tormentata anche per una malattia di origine nervosa che l’ha costretta in casa di cura per dieci anni. A soli sedici anni, però, il suo valore fu presto riconosciuto da Angelo Romanò e Giacinto Spagnoletti. Alda Merini fu apprezzata molto da poeti come Salvatore Quasimodo, Pier Paolo Pasolini e G.Manganelli per la sua poesia intensa e dominata da passioni amorose e religiose circondate da un filo sottile di vivace follia.

La sua prima raccolta di poesie, La presenza di Orfeo (1), uscita da Schwarz nel 1953, ebbe un grande successo di critica. In seguito vennero pubblicate altre tre raccolte: Paura di Dio, Nozze romane e Tu sei Pietro (2). Dopo vent’anni di silenzio dovuti alla malattia (il diario della tragica esperienza manicomiale è stato pubblicato nel 1986: L’altra verità. Diario di una diversa (3), escono: Destinati a morire, La Terra Santa, Fogli bianchi, Testamento, Vuoto d’amore e Ballate non pagate (4). Inoltre la poetessa si cimentò a produrre non solo poesie, ma anche prose come L’altra verità, che è appunto il suo primo libro in prosa, seguito da Delirio amoroso (5).

Nel 1993 è stato pubblicato il volumetto Aforismi e, nello stesso periodo, le viene assegnato il Premio Librex – Guggenheim "Eugenio Montale" per la poesia. E’ stata inoltre proposta dall’Accademia Francese per il Premio Nobel per la Poesia. Nel 1995 sono apparsi il volume La pazza della porta accanto (6) e successivamente nel 1996 La vita facile (7) con il quale le è stato attribuito il Premio Viareggio. Infine, nel 1997, un’antologia della sua produzione poetica complessiva è stata curata da Maria Corti nel volume Fiore di Poesia (8).


“…La verità è sempre quella,

la cattiveria degli uomini

che ti abbassa

e ti costruisce un santuario di odio

dietro la porta socchiusa.

Ma l’amore della povera gente

brilla più di una qualsiasi filosofia.

Un povero ti dà tutto

e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.”

Alda Merini, da “Terra d’amore“

martedì 20 ottobre 2009

DORMIRO', DORMIRO' E SOGNERO'


Bani adam a’za-ye yek peikarand,
Ke dar afarinesh ze yek gouharand.

Chu ‘ozvi be dard avard ruzgar,
Degar ‘ozvha ra namanad qarar.

To kaz mehnat-e digaran bi ghammi,
Nashayad ke namat nehand adami.


Abu ‘Abdallah Mosharref-od-Din b. Mosleh Sa’di, Golestan

Dormirò, dormirò e sognerò…
Sognerò di una vita senza sofferenza e senza paura.
Sognerò di Esseri capaci di amare oltre il limite, oltre la realtà, oltre ogni cosa, oltre la vita.

lunedì 19 ottobre 2009

Era meglio ....


Era meglio morire da piccoli, suicidarsi col tappo a turaccioli, soffocarsi con tanti batuffoli, che vedere 'sto schifo da grandi.
Rra meglio morire da piccoli soffocati da un bacio di muccioli, era meglio morire da piccoli che vedere 'sto schifo da grandi.
Era meglio morire da piccoli con la testa tutta piena di riccioli, soffocati da tanti turaccioli che vedere ‘sto schifo da grandi.

Iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme iamme ia’.

Era meglio morire da piccoli soffocati da un bacio di muccioli, soffocati da tanti batuffoli che vedere questo schifo da grandi.
Era meglio morire da piccoli soffocati da tanti turaccioli strozzati con tanti batuffoli che vedere ‘sto schifo da grandi.

Iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme ia’
iamme iamme iamme iamme ia’.

sabato 17 ottobre 2009

LA VOCE DELLA DISPERAZIONE

Posted by Ciak Telesud Staff
http://www.youtube.com/watch?v=oIwFnbk9lj0
In cima alla terrazza di una scuola per gridare la propria disperazione, per difendere il posto di lavoro, per affermare, se mai ce ne fosse bisogno, che il sacrosanto diritto allo stipendio deve essere sempre rispettato, senza indugi o tentennamenti, per non ledere la dignità di un lavoratore. In quest’Italia delle contraddizioni sempre più spesso i lavoratori sono costretti a difendere il lavoro con i denti, attuando gesti eclatanti, a difendere lo stipendio con scioperi della fame o arrampicati ai tetti di strutture pubbliche. Come in questo caso, come questa mattina, quando tre dipendenti del Consorzio Ars et Labor, responsabile delle pulizie nelle scuole, sono saliti sul tetto dell’Istituto Tecnico Commerciale “Russo”, per chiedere con forza il pagamento del loro stipendio. Sono circa le 12, quando i tre lavoratori, dopo una trattativa con il preside e con il capitano dei carabinieri, Antonio Maione, fanno cessare la protesta. “Non molliamo – dicono -. Abbiamo denunciato ogni cosa alle forze dell’ordine. Siamo stanchi. Vogliamo chiarezza subito.” Per loro, come per gli altri lavoratori, li attende un incontro giovedì prossimo all’Ufficio scolastico provinciale, con il presidente della cooperativa per capire perché i loro stipendi non sono stati pagati nonostante le scuole, istituto commerciale compreso, abbiano già fatto i mandati alla cooperativa.

Mary Sottile

Parliamo di storia........sssss....a volte ritornano.....


Soltanto per caso facendo una ricerca su Wikipedia riguardante la libertà, ho trovato uno stralcio riguardante la censura che oramai crediamo appartenga ai tempi bui della storia italiana.Credo che ci siano molte analogie con avvenimenti successi di recente.

La censura fascista in Italia, consistente nella forte limitazione della libertà di stampa, radiodiffusione, assemblea e della semplice libertà di espressione in pubblico, durante il ventennio (1922-1944), non venne creata dal regime fascista, e non termina con la fine di questo, ma ebbe una grande influenza nella vita degli italiani durante il regime.

I principali scopi di questa attività erano, in breve:

Controllo sull'immagine pubblica del regime, ottenuto anche con la cancellazione immediata di qualsiasi contenuto che potesse suscitare opposizione, sospetto, o dubbi sul fascismo. Controllo costante dell'opinione pubblica come strumento di misurazione del consenso. Creazione di archivi nazionali e locali (schedatura) nei quali ogni cittadino veniva catalogato e classificato a seconda delle sue idee, le sue abitudini, le sue relazioni d'amicizia e sessuali, e le sue eventuali situazioni e atti percepiti come vergognosi; in questo senso, la censura veniva usata come strumento per la creazione di uno stato di polizia. La censura fascista combatteva ogni contenuto ideologico alieno al fascismo o disfattista dell'immagine nazionale, ed ogni altro lavoro o contenuto che potesse incoraggiare temi culturali considerati disturbanti.Questa branca dell'attività censoria veniva principalmente condotta dal Ministero della Cultura Popolare, comunemente abbreviato come Min.Cul.Pop.. Questa struttura governativa aveva competenza su tutti i contenuti che potessero apparire in giornali, radio, letteratura, teatro, cinema, ed in genere qualsiasi altra forma di comunicazione o arte.

Nell'industria libraria, gli editori avevano i loro propri controllori, che solertemente prestavano opera nella stessa struttura privata, ma spesso poteva capitare che alcuni testi raggiungessero le librerie ed in questo caso un'organizzazione capillare riusciva spesso a sequestrare tutte le copie dell'opera bandita in un tempo molto breve.



GLI ITALIANI NON HANNO MEMORIA STORICA

giovedì 8 ottobre 2009

Ma davvero abbiamo il nostro futuro, nelle mani di un uomo così....


Vorrei esprimere la mia solidarietà all'onorevole Rosi Bindi che ieri seri durante la diretta telefonica di"Porta a Porta" del nostro premier è stata definita dallo stesso "più bella che intelligente" chiamandola "signora"invece che onorevole.Non ci sono parole per definire simili affermazioni partorite da una cultura da play boy stile anni 50,e lo vediamo tutti qual'è il suo format femminile,vorrebbe che tutte le donne fossero veline,come quelle che stanno alla sua "destra",favorendo così la propaganda di una cultura pari alla sua "altezza".

martedì 6 ottobre 2009

“Le parole possono salvare delle vite”,


Anna Politkovskaja spiega il mestiere di giornalista:
"Vivere così è orribile. Vorrei un po' più di comprensione, ma la cosa più importante è continuare a raccontare quello che vedo."
“Le parole possono salvare delle vite”,

diceva la giornalista Anna Politkovskaja in una delle sue ultime interviste a Radio Eco Mosca, uno degli ultimi baluardi di una certa libertà di espressione in Russia.
Per questa convinzione la giornalista russa ha dato la sua vita.
Famosa in tutto il mondo per le sue inchieste sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia, Anna Politkovskaja fu uccisa la sera di sabato del 7 ottobre 2006, rientrando a casa, nell’ascensore del suo palazzo, nel centro di Mosca, da qualcuno che l’aspettava.
La Procura russa riconobbe subito che l’assassinio era legato alle attività professionali della giornalista e aprì un’inchiesta per “assassinio premeditato”.
Anna Politkovskaja aveva quarantotto anni ed era madre, divorziata, di due figli.
Il giorno successivo, il periodico Novaia Gazeta, per il quale Anna Politkovskaja lavorava dal 1999, avanzò due versioni possibili: una vendetta di Ramzan Kadyrov, il nuovo uomo forte incaricato da Mosca in Cecenia o una macchinazione di “quelli che vogliono che si sospetti l’attuale primo ministro ceceno che può aspirare al posto di presidente appena festeggerà i suoi trenta anni”.
Quel fine settimana Anna Politkovskaja preparava un articolo per denunciare le torture perpetrate dagli uomini di Kadyrov in Cecenia, testimoniarono i colleghi della Novaia Gazeta.

“Era una degli ultimi giornalisti a scrivere sulla dittatura di fatto di Kadyrov, sull’arbitrio e la violenza in Cecenia.”,

aveva testimoniato il collega Andrei Babitski, forzato vivere in esilio a Praga.

“ (Anna Politkovskaja) disegnava un quadro che non corrispondeva affatto all’immagine della Cecenia che cercano oggi di imporre Kadyrov e i suoi pubblicitari.”

Il presidente Putin, in genere, molto sollecito a contrattaccare, non aveva commentato, quella domenica mattina, l’assassinio della più famosa giornalista russa.
A sorpresa, fu l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, a sollevarsi, denunciando un “crimine contro una giornalista professionista, seria e coraggiosa”.

“È un colpo per tutta la stampa democratica indipendente, è un crimine grave contro il nostro paese, contro tutti noi.”,

aveva commentato Gorbaciov, azionista del Novaia Gazeta.
Nel suo ultimo libro, La Russia di Putin, pubblicato all’estero e non in Russia, Anna Politkovskaja si era lanciata in un’analisi impietosa della politica del presidente russo e aveva scritto:

“Non mi piace per il suo cinismo, il suo razzismo, le sue menzogne… sui massacri di innocenti all’inizio del suo mandato.”


Con buona speranza Oleg Panfilov, direttore del Centro per il Giornalismo in Situazioni Estreme, che ha la propria sede al quarto piano di un grande palazzo su una delle vie più trafficate di Mosca, osava credere che, dopo l’assassinio di Anna, “i giornalisti si risveglino finalmente, che realizzino che la censura, la menzogna e tutto ciò che il potere fa dei giornalisti e della verità non può continuare” .

Nota:
Il 19 febbraio 2009, gli imputati dell’assassinio Di Anna Politkovskaja venivano assolti.

“Considerato che i giurati hanno deciso che i fratelli Makmudov e Serghei Khadzhikurbanov non sono implicati in questo crimine, la vicenda deve essere ora rinviata al Comitato di Inchiesta della Procura russa, con l’obiettivo di ritrovare le persone implicate nel delitto.”

aveva dichiarato il giudice Evgeni Zubov, autorizzando la scarcerazione di Serghei Khadzhikurbanov, ex-dirigente della polizia moscovita, dei fratelli ceceni Dzhabrail e Ibragim Makhmudov e dell’ex-colonnello dei servizi segreti Pavel Riaguzov. Il presunto killer sarebbe, invece, Rustan, un terzo fratello Makhmudov.
In giugno, la Corte Suprema ha annullato la sentenza di assoluzione per i tre imputati.

domenica 4 ottobre 2009

Nati con la camicia.


La tragedia che ha flagellato il piccolo centro del messinese,poteva capitare in una qualsiasi località della Sicilia,essendo tutta la regione a rischio idrogeologico,è successo a Giampilieri,con le pronte rassicirazioni del nostro premier,che ha rincuorato gli abitanti oggi ribadendo, che poteva anche essere peggio se franava un altro pezzo di terra a rischio.
Poteva succedere anche a Paternò la città dove io pultroppo ho la sfortuna di abitare,le recenti pioggie difatti hanno provocato dei danni abnormi,quartieri evaquati,negozi del centro allagati,le vie di Paternò come un fiume in piena, alcune persone sono rimaste intrappolate nelle strade con un metro di acqua che sovrastava l'auto,per non parlare di come sono adesso le vie del centro storico,Beirut ci fa una pippa ,e l'amministrazione che pensa riportare nelle vie del centro il vecchio basolato lavico,dove una donna che mette i tacchi percorrendo la strada così sapientemente ribasolata, se riesce a percorrela tutta senza rompersi l'osso del collo, deve ritenersi miracolata,ma questo non interessa,l'importante è sperperare dei soldi per cose che non sono utili alla comunità.
La stessa cosa vale per i soldi accantonati per realizzare il ponte di Messina ,non sarebbe meglio utilizzare i fondi per risanare il rischio idrogeologico in Sicilia?O ci sono interessi maggiori forse per i nostri governanti ,che ritengono noi solo carne da macello portatrice di consensi nei periodi elettorali per poi essere vittime inconsapevoli di una sorte che noi ignari siamo costretti a subire.

sabato 3 ottobre 2009


“Vivi, vivi veramente nella storia del mille e cento, qua alla Corte del vostro Imperatore Enrico IV! […] Otto secoli in giù, in giù, gli uomini del mille e novecento s’arrabattano in un’ansia senza requie di sapere come si determineranno i loro casi. Mentre voi, invece, già nella storia! Con me! Per quanto tristi i miei casi, e orrendi i fatti; aspre le lotte, dolorose le vicende: già storia, non cangiano più, non possono più cangiare, capite? Fissati per sempre: che vi ci potete adagiare. Il piacere, il piacere della storia, insomma, che è così grande!”
[…]La solitudine […] rivestirmela subito, di tutti i colori e gli splendori di quel lontano giorno di carnevale, quando voi, Marchesa, trionfaste! – e obbligar tutti a seguitarla, per il mio spasso, ora, quell’antica famosa mascherata che era stata – per voi e non per me – la burla di un giorno! Fare che diventasse per sempre – non più una burla; ma una realtà, la realtà di una vera pazzia: qua, tutti mascherati, e la sala del trono, e questi quattro miei consiglieri: segreti, e – s’intende – traditori. […] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! –
Il guaio è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla, la vostra pazzia.”
La mia vita è questa! Non è la vostra! – La vostra, in cui siete invecchiati, io non l’ho vissuta!
Da:Enrico IV di Luigi Pirandello

venerdì 2 ottobre 2009

Una panoramica riflessione


Non me ne vogliate,è soltanto uno sfogo, non voglio criticare nessuno,oggi non voglio muovere nessuna coscienza, non voglio parlare della mia città delle persone squallide,di fatti illeciti compiuti da GENTE INFAME CHE NON SA COS'E' IL PUDORE ,dell'aria che respiriamo, perché va bene,un pò di diossina qua e là non farà così male, tanto poi l'amministrazione organizza i party (loro le chiamano campagne di prevenzione) anti tumore,intanto si pensa all'inceneritore, nella nostra ormai conosciuta città ci vorrebbe davvero una simile attrazione,ormai abbiamo di tutto: clown di ormai lunga esperienza,dame e cortigiane che bramano tutte al posto tanto agognato,ai piedi del re per rallegrargli le noiose giornate, insieme a giullari,nani e bestie rare.
Venite!! Venite gente! E vedrete...... non pagherete nemmeno il biglietto,nel panoramico paesino,davvero sarete saziati, specie se alle feste sarete invitati.