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mercoledì 29 aprile 2009

Leone che bacia e abbraccia una donna che l'aveva salvato da piccolo

un video da brividi, a volte le bestie sono meglio delle persone
guardate questo video e poi giudicate voi..... semplicemente fantastico
.

martedì 28 aprile 2009

ODE ALLA VITA

"L'albero della vita di Gustave klimt"
Ringrazio Pimpa,per avermi fatto riscoprire questa bellissima "ode"che in molti spacciano come di Neruda,ma è soltanto una versione apocrifa della vera"ode" di Neruda che pubblicherò nei prossimi post.La dedico a chi è stato scritturato a far parte della compagnia del grande circo,a chi sciattamente accetta la vita come gli è offerta dal mondo, a chi non fa niente per allargare i propri orizzonti,a chi preferisce ritrovarsi al mattino con la finestra chiusa dal muro,il muro che noi aiutiamo ad innalzare per non guardare,per non vedere che"Il cielo è sempre più blu".

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita,
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore
chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che
essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

Martha Medeiros

domenica 26 aprile 2009

Passeggiando per le vie di un qualsiasi paese .....anche il mio....


si può incappare in incontri come questo,con conversazioni magari al bar come queste
Cataratta e Johnny!…
Johnny
Dante Buongiorno
Cataratta E…tu è passeggi così…tranquillamente,
e dopo tutto quello che ti è successo?
Dante come fa lei a saperlo…?
Cataratta Io ti ho seguito, figlio mio, tutto fin dall'inizio.
Non mi riconosci?
Io sono Cataratta.
E questa è la mia signora.
Il giudice di Cassazione - Bernardino Cataratta.
E ho seguito passo passo tutta la tua storia.
Dante Ha seguito tutta la mia storia?
Cataratta È Certo.
e se vuoi sapere come la penso,
tu ti sei cacciato in un vicolo cieco e non ne uscirai più.
Ma perchè l'hai fatto?
Dante Ma così mi è venuto…comunque…oh.
È tutto sistemato eh…si.
Perchè…sono andato dai carabinieri.
Cataratta E ti sei pentito?
Dante Ma chi glielo ha detto?
Cataratta Ma tutti dicono che ti sei pentito.
Dante Di già!!!!
Cataratta Si, e questo è l’errore più grosso.
Perchè tu non ti dovevi pentirti.
Dante Non mi dovevo pentire?
Cataratta No
Hai fatto qualche nome?
Dante Nome?
Nome di persone?
Cataratta Eh…
Dante Eh…sì…uno
Cataratta Uno?
Di chi?
Dante Nicola Travaglia
Cataratta L'ortolano?
Dante Sì, lui.
Cataratta Nicola Travaglia l’ortolano,
a me sembrava una persona perbene.
Moglie Anche a me.
Cataratta XXX Che mi stai combinando, Johnny?
Tu non dovevi fare nome perchè quello adesso
ti rivolta contro tutta la famiglia.
Dante La famiglia dell'ortolano?
Cataratta La famiglia dell’ortolano.
Dante Si rivolta contro di me?
Cataratta Certo
Dante Ma io non sapevo mica che fosse una cosa così pericolosa.
Io comunque…Giudice Bernardino,
è tutto a posto.
Perchè ora, eh…io…io ho ridato tutto a loro.
Cataratta A chi?
Dante Ai carabinieri.
Sì mi hanno detto che la riconsegnano loro.
Cataratta XXX
Quelli non riconsegnano niente.
Dividono, spartiscono.
Lì è un "magna magna" generale.
Dante Se la mangiano loro?
Cataratta Forse I'hanno già fatto!
Dante Mascalzoni!
Bugiardi!
Cataratta Johnny, vuoi un consiglio paterno?
Tu vai subito ai carabinieri.
Primo tu fai restituire quello che tu hai loro consegnato.
Esatto.
Secondo, e questa è la cosa più importante,
Devi dire che tu non ti penti più.
Anzi, devi dire queste testuali parole:
"Io non mi pento più!"
E questa notizia domani
la voglio sotto tutti i giornali…in prima pagina "
"Altrimenti... Crrr! Kaputt!"
Chiaro?
Dante Crrr!
Cataratta "Kaputt…a voi e a tutte le vostra famiglie."
E facci vedere chi sei Johnny!!!!!!

sabato 25 aprile 2009

"Megghiu pani e tumazzu ca libertà di c...."


Oggi 25 Aprile,giornata correlata alla liberazione dello stato italiano contro l'oppressione dei nazi-fascisti.Svegliatevi!!!! Adesso non solo di quelli ci dobbiamo liberare ma dai nuovi mostri,quei lascivi mostri che si nutrono delle speranze degli uomini che vogliono aprire strade nuove per andare verso la città della giustizia e della legalità!

venerdì 24 aprile 2009

Il Coraggio Delle Idee


Il Coraggio Delle Idee
Mi arrampico da secoli
ogni parete è mia
sfidando leggi fisiche
paure e ipocrisia
le difficoltà si sommano
il mio limite qual’è
quanto potrò mai resistere
sempre appeso ad un perché…
Aggrappato alle tue lacrime
finché il tuo dolore è il mio
per sentirmi meno inutile
ed un po’ più umano anch’io
sono scalatore intrepido
che più folle non si può
per portare in salvo questo amore
non sai che m’inventerò
non ho mai posto limiti
alla provvidenza io no…
Anche se da certi uomini
sorprese io non mi aspetterò
ma qualcuno dovrà crederci
e sfidare la realtà
scegliere come vivere
imparare come si fa…
E non è necessario perdersi
in astruse strategie
tu lo sai può ancora vincere
chi ha il coraggio delle idee…
Mi lascerò coinvolgere
io non torno indietro no
fino a che fra queste nuvole
la mia cima toccherò
mi dispiace se tu non sei qui
a godere insieme a me
nel vedere il giorno nascere
e c’è Dio vicino a te…
Alziamo muri altissimi
perché poi io non saprei
anche se poi certi uomini
non amano mostrarsi mai
ma qualcuno dovrà crederci
pioggia o vento essere qua
amare per non perdersi
insegnarlo a chi non lo sa
e poi moriamo senza accorgerci
sotto un cielo di fobie
dimmi che può ancora vincere
chi ha il coraggio delle idee
er sorcio

domenica 19 aprile 2009

IL GIOCO DELLE TRE CARTE-VERSIONE APPLICABILE ANCHE ALL'AMMINISTRAZIONE DELLA COSA PUBBLICA



Il gioco delle tre carte è senz'altro quello più conosciuto anche da quanti disconoscono la prestidigitazione, purtroppo è anche il gioco usato da tanti truffatori che con l'allettante scusa di una probabile vincita raggirano il pubblico giacché è impossibile poter vincere. Anche se il gioco fosse eseguito con onestà è sempre sfavorevole per il giocatore dal momento che la percentuale di vincita è 33,3% contro la probabile perdita che è il 66,6%. Di seguito vi spieghiamo quali sono i principali trucchi per far sì che chi punta non vince mai anche se per un eventuale errore dell'operatore dovesse puntare veramente sulla carta vincente.
Ci limitiamo ad esporre l'operato tecnico sorvolando sul lavoro dei vari compari che hanno dei compiti ben precisi, spesso quando vedete un folto capannello attorno al tavolinetto al massimo vi sono uno o due veri giocatori, polli da spennare, il resto sono tutti compari.
Nel gioco delle tre carte, queste, vengono messe di dorso sul tavolo ed il giocatore, di solito, deve individuare dove si trova la figura se indovina raddoppia la posta diversamente perde tutto.
Nel nostro caso la carta da individuare è il re di "Leoni". L'operatore tiene due carte in una mano ed una nell'altra, badando bene di tenere le due carte separate l'una dall'altra, noi per meglio evidenziare la procedura le teniamo abbastanza lontane ma di solito questa distanza è quasi impercettibile. In questa posizione le carte vengono lanciate sul tavolo una alla volta e per logica la mano che tiene due carte per prima dovrà lanciare quella sottostante, nel nostro caso il re di "Leoni". Per allettare il giocatore viene eseguita qualche prova invitandolo ad individuare dove si trova il re che in questo caso è la prima carta e naturalmente non è difficile individuare la sua posizione dal momento che il gioco viene eseguito senza trucchi.
Diversamente quando si gioca seriamente la prima carta che viene lanciata è quella .... superiore, nel nostro caso l'asso. Fingendo di voler confondere le idee le carte vengono spostate .... .... fra di loro, ma questa mossa è assolutamente inutile giusto per far vedere che il "segreto" sta in queste semplici cose. Per quello che può conoscere la gente i trucchi sono questi pertanto gioca nella speranza di poter effettuare lo stesso qualche vincita. Ma in effetti i trucchi sono più sofisticati.
Per una buona riuscita è indispensabile far sovrapporre le due carte in modo che combacino il più possibile e la mano deve percorrere la superficie del tavolo sempre con la stessa velocità senza tentennamenti nell'attimo dello scambio della carta, eseguito bene questo scambio è assolutamente impercettibile. Questi truffatori di strada sono dei veri artisti nel loro campo, diventa anche utile guardare come operano. Non sempre ciò è possibile perché non appena vi avvicinate sarete agganciati da uno o più compari e resistendo alle loro lusinghe rischiate di insospettirli ed essere allontanati in malo modo. Il sistema migliore per avvicinarli senza destare sospetti è quello di essere in due che discutendo fra loro dimostrino di abboccare al tranello ma purtroppo di essere al verde o addirittura puntare gli unici 5 euro che dispongono. Un altro sistema è quello di osservare da lontano, ma purtroppo non si riesce a vedere niente, ed avvicinarsi non appena viene agganciato qualche pollo da spennare, in questo caso diventa difficile non essere notati da qualche compare giacchè sono in tanti ed in alcuni casi intercorrono rapporti di assoluta parentela e difficilmente è possibile identificarli (tranne che uno dei compari passi dalla vostra parte) con una certa immediatezza, è più facile che siano loro a notarvi.
Solitamente oltre al gioco delle tre carte viene eseguito anche il gioco dei tre campanelli dove bisogna indovinare in quale campanello si trova una piccola pallina di cera. ATTENZIONE ANCHE QUESTA E' UNA GRANDE TRUFFA NON SI VINCE MAI pensate che nel 99 % dei casi nel momento che si punta la pallina non si trova in nessun campanello e comunque anche se si dovesse puntare sul campanello dove effettivamente si trova la pallina è possibile farlo risultare perdente. Fra non molto pubblicheremo tutti i segreti di questo gioco.
Occhio evitiamo di fare i polli e di essere spennati, non pensate mai di essere più furbi e poterli battere, cercate semplicemente di essere più intelligenti non giocando. Una ulteriore variante delle tre carte è quella applicata scientificamente alla amministrazione della cosa pubblica di alcuni comuni dove in luogo delle tre carte vi è ipoteticamente, al posto della carta vincente la probabilità che un fatto di mal amministrazione es. un abuso d’ufficio, una turbativa d’asta oppure un peculato, ecc. venga scoperto , mentre al posto delle altre due carte vi sono due ipotesi di comodo palesemente false ( ciò è notorio a tutti) di quel medesimo fatto. Il sistema di mescolamento e scambio resta uguale a quello delle carte, ma anche in questo caso, così come vedremo in seguito, può essere usato un "indizio ingannevole": la solidarietà a “parole” di tutti anche dei complici, nei confronti delle “vittime” . Esistono già alcuni comuni in provincia di Catania dove l'applicazione pratica è già avvenuta con ampio successo.

Da:l'arte di convivere con sorella ignavia e fratello silenzio.


Era arrivato il grande giorno,non aspettavo altro oramai da anni,mi sarei rifatta di tutte le umiliazioni subite,ero davanti all'aula del tribunale dove avrei dovuto presenziare in nome dell'ingiustizia ricevuta,mi sentivo forte e nello stesso tempo debole di fronte agli squali che erano pronti a fare scempio di me e della mia verità.
Accanto a me Irma la mia compagna di sventura,anche lei vittima come me dell'arroganza di quelli che si credono i padroni del mondo,Irma era accanto e mi infondeva forza con le sue parole d'incoraggiamento:"Carla sei tutte noi,siamo nelle tue mani,riuscirai a mettere nel sacco questi prepotenti,dovranno pentirsi amaramente,di averci licenziate per mettere al nostro posto le loro protette.
Durante l'interrogatorio avevo il cuore in gola,le mani sudate e che tremavano,ma non fu questo ad ostacolare la mia lingua,ormai divenuta una spada che toccava,toccava e non perdonava nessuno,infieriva e dilaniava le carni di quegli omuncoli che non aspettavano che la mia resa,ma ero entrata ormai nella parte della Cyrano di turno e niente mi poteva fermare.All'uscita dell'aula Irma mi aspettava con un espressione soddisfatta:"Andiamo a prendere un bel cappuccino Carla ancora non abbiamo fatto colazione".

venerdì 17 aprile 2009

IL GATTOPARDO -Visconti 1963- La Sicilia non vuole cambiare

Il circo degli ignavi ha esordito con la prima


E'esplosa finalmente,ma ancora ci sono mine vaganti,è esplosa la corsa ai si salvi chi può,vittime:Giullari,nani,trasformisti,il circo alla sua prima ha dato i suoi frutti,le mele marce della società,contro i frutti buoni della società!
Il miscuglio ha prodotto un esplosione,che ha lacerato la dignità,la dignità che ogni uomo ha quando nasce,e che si perde nelle tenebre della perversa ignavia.Oggi nell'aula del tribunale di Paternò si è data dimostrazione che la vergogna non appartiene a quei soggetti della moderna società,a chi detiene il potere schiacciando l'altrui dignità.Ma la verità rimane sempre,anche se è strattonata dai suoi oppressori,venisse allora il ritorno alla storia,quella che parla di sodoma e gomorra,quella che parla di rivoluzione di non adattamento a una società perversa e priva di senso,priva di valori con a capo la falsità e l'ignobile mediocrità.

giovedì 16 aprile 2009

Er giullare, di Trilussa.

Se...se campasse de quello
che c'e'...davero
e c'ogni sonetto...se respirasse
er dietro quinte..dell'intenzione...
se svejerebbero .... a libberazione...
pe aprisse ar reale...
e così se vedrebbe che a vorte
n'pubbrico adorato Giullare soridenno...
...da sua professione...
er più delle vorte ...n'tasca cià er pugnale...
e facenno er furbetto cò
l'ammicco...e cò lò scherzo...
je ce vai simpaticamente appresso...
...e ce giochi ...lo stuzzichi ....allo sfotto...

e che pò esse puro
nà simpatica...risposta
pe poi daje nà bella botta...

...se nun ce fosse artro...
che favellannose dietro ar patto....
se fà strumento de nà
specie nova ....de razza che
Nera è come nà setta...è pronta
a tutto...pe piasse la piazza
... facennose padrona
...e nun schifà de fà
diventà pedina ogni testa
bbona ....usanno come manico
l'imbrojo e la rapina...

e nun ànnanno manco
tanto pe er sottile...
se trova chi je
ustruisce er viale...
.. e se je capita...affonna la lama
...quanno vede che je và male...
cò l'infamia pensanno de distrugge l'onore

ma sà puro...che lo pò fà
solo cò chi lò pò scontà
...e ce pò provà nà vorta sola
pe nun piassela de bbrutto
n'der posto...e nun
avenno artri appiji pe fà da specchio...
stò giochetto je se riflette...
contro ...perche' a lui.....
.... n'dò lò tocchi ..tocchi...trovi e
buchi ...come n'ovo voto e che nun
sà de cioccolato ....essenno già pieno
de n'Reale zozzo ... e co n'fodero...
de nà finta risata che fà da smorfia
a nà maschera che nun fà ride.


Giusto de dietro poi stà ... che te basta
fatte dì pasqualino e arimanè
come nò scemo n'mpalato.

lunedì 13 aprile 2009

Da:"l'arte di convivere con sorella ignavia e fratello silenzio".Di AAVV.Charmel ed.


Entrai nel bar e ordinai il solito cappuccino,seduta al solito tavolo,nell'attesa pensavo a come dovevo organizzami per la giornata che avrei dovuto affrontare,gli impegni,le commissioni,assorta nei miei pensieri,non mi accorsi che qualcuno mi faceva dei segni per farsi notare e che pultroppo si avvicinava,interrompendo così i miei ragionamenti,con la sua voce stridula mi chiamava per attirare la mia attenzione:"Carla!che piacere vederti!Ti ho notata appena sono entrata,ma non mi hai visto?"Era Cinzia che avvicinandosi ancora di più tendeva ad abbracciarmi per salutarmi con un bacio per farmi gli auguri della Pasqua ormai alle porte,ma con la scusa dell'arrivo del mio cappuccino, mi svincolai dall'abbraccio del "giuda" di turno,sempre più freddamente le strinsi la mano,pensai, che era inutile sfuggirgli visto che, oramai la incontravo dappertutto era diventata la mia persecuzione,non sopportavo la sua presenza ne tantomeno il suo falso interesse per me,cercava di fare la carina per venire a conoscenza del corso delle indagini che riguardavano la ditta dove ormai lei aveva preso il mio posto.Mi misi a bere il mio cappuccino,e diplomaticamente,la avvertì che aspettavo una persona,non potevo rischiare che si potesse sedere nel mio tavolo,l'avvio della giornata già era abbastanza compromesso,la giornata era cominciata male,ciò non fece altro che mettermi di pessimo umore per tutto il resto del restante giorno.

sabato 11 aprile 2009

"La maschera di Pasqua" edit:Charmel


Anche quest'anno la Pasqua è arrivata,
per quelli buoni e per quelli che per un giorno(forse)
lo diventeranno,esternando pace e bene,
travestiti come sempre,da buonisti intransigenti,
indossando la maschera dell'avvenimento,
quella del dire e mai fare..
Lasciando insieme ai falsi auguri,
i falsi abbracci e i fariseici baci,
quell'alone,quell'odore,
l'odore malsano,che per tutto l'anno annienterà
i sensi di chi per vivere ripudia l'appartenenza,
alla classe della parvenza,alla classe della non bellezza,
diffondendosi nel bello,
che emerge da un anima pura,
cercando di inebriarla con la sua sozzura.
Ma l'anima libera e pura si ribellerà,
rigettando così agli empi codesta atrocità.

E' inutile credere di poter fare qualcosa con il terrore. Non rende, di qualunque specie sia.


La vicenda del racconto.
« Uuuuhhh!!! Guardatemi sto morendo. La bufera mi ulula il de profundis nel portone e io ululo con lei. È fatta, sono fregato! Un delinquente col berretto sporco, il cuoco della mensa impiegati al Consiglio Centrale dell'Economia Nazionale, mi ha rovesciato addosso dell'acqua bollente e m'ha bruciato il fianco sinistro. Che mascalzone! E si che è anche un proletario! »
(Michail Afanas'evič Bulgakov, Cuore di cane, Capitolo I)

Così inizia Cuore di cane: un cane randagio muore di freddo e di fame in una viuzza del centro di Mosca. Durante la sua agonia, il randagio (miracolosamente parlante e pensante) osserva e giudica cinicamente l'umanità che gli passa attorno: dai cuochi del Consiglio dell'Alimentazione Nazionale agli spazzini del Comune di Mosca, dalla dattilografa di categoria nona al professionista medio borghese.

« Dall'altra parte della strada sbattè la porta di un negozio vivamente illuminato, e ne uscì un cittadino: "Beh, si: si tratta proprio di un cittadino, non certo di un compagno; anzi, questo qui è addirittura un signore. E non che giudichi dal cappotto -non sono così sciocco-. Oggi il cappotto ce l'hanno anche i proletari, o molti di loro. [...] Ma gli occhi: lì non si sbaglia, sia che li guardi da vicino che da lontano. Eh, sì, sono assai importanti gli occhi, sono una specie di barometro. Ci vedi quello dal cuore duro, che può schiaffarti la punta dello stivale nelle costole, senza nessun motivo; e ci vedi quello che ha paura di tutto e di tutti. Ecco, proprio un lacchè come questo tipo qui mi divertirebbe prendere a morsi nelle caviglie -Hai fifa, eh? Se ce l'hai vuol dire che te la meriti... Tiè... grr... rrr... bau, bau!-" »
(Michail Afanas'evič Bulgakov, Cuore di cane, Capitolo I)

Ed è proprio questo "lacchè" che si avvicinerà al nostro cane, battezzandolo Pallino, e deciderà di accoglierlo nella sua dimora. Per l'ex-randagio Pallino si apriranno nuovi orizzonti: un tetto, cibo a volontà, l'opportunità di passare indisturbato davanti al portiere del palazzo del suo padrone, in definitiva si sente felice e soddisfatto della sua nuova condizione di cane d'appartamento.

« Il signore sconosciuto, dopo aver portato il cane fino alla porta del suo lussuoso appartamento, suonò il campanello. [...] La porta si aprì silenziosamente e davanti al cane e al suo padrone si parò una donna giovane e carina, che indossava un grembiulino bianco e una crestina di pizzo. Il cane fu investito da un divino calore e la gonna della donna profumava di mughetto. [...]Venga pure avanti, signor Pallino", disse il signore, con ironia. Il cane scodinzolò ed entrò con religiosa compunzione. L'ingresso lussuoso era pieno di un'infinità di oggetti. la prima cosa che colpì il cane fu una specchiera lunga fiuno al pavimento, che mostrava un Pallino spelacchiato e distrutto; poi le terribili corna di un cervo appesse in alto alla parete, quindi un gran numero di pellicce e di galosce, infine un tulipano di opaline appesso al soffitto. »
(Michail Afanas'evič Bulgakov, Cuore di cane, Capitolo II)

Il padrone di Pallino è Filipp Filippovic Preobrazenskij, professore di medicina di fama mondiale, andrologo e ginecologo. Bulgakov in una parte del racconto colloca in un angolo della studio del professor Preobrazeskij Pallino, che assiste alla sfilata dei pazienti del medico, "un campionario gerontologico della belle epoque"[1], vecchi in cerca di gioventù.

Ad un tratto, il professor Preobrazeskij si accorda col suo assistente dottor Bormental per mettere in atto un esperimento straordinario: trapiantare i testicoli e l'ipofisi di un uomo morto al cane Pallino. Dal momento in cui Pallino viene anestetizzato per l'intervento, al racconto diretto per bocca di Pallino si sostituiscono le pagine del diario di Bormental, che analizza l'andamento del soggetto operato: prima "cane", poi "individuo", poi "homunculus": il cane Pallino dopo il trapianto dell'ipofisi inizia a camminare su due zampe, perde la coda, i peli e gli artigli, acquisisce la parola... ma eredita le informazioni cerebrali dell'uomo da cui ha ricevuto l'ipofisi, morto accoltellato in una bettola moscovita. Perciò si abbandona al turpiloquio, commette oscenità, parla di Marx e di Engels (si riempie la bocca di retorica sovietica che risulta abbastanza ostica a Preobrazeskij) ma poi insegue animalescamente i gatti per casa.

Ad un certo punto, dopo l'ultima bravata di Pallino (che ha assunto il nome da cittadino registrato all'Anagrafe del Comune di Mosca di Poligraf Poligrafovic Pallini), Preobrazeskij e soprattutto il dottor Bormental decidono di far cessare la snervante presenza nel modo più brusco: il signor Pallini viene privato dell'ipofisi umana e torna ad essere un normale cane da appartamento a nome Pallino.

lunedì 6 aprile 2009

........Siamo l'Italietta ossia una vergogna.....

Abruzzo. Il terremoto era stato previsto da un ricercatore denunciato per procurato allarme
Lunedì 06 Aprile 2009 05:32
L'AQUILA - Dovrà rimangiarsi le parole, e anche la denuncia Guido Bertolaso, il quale aveva chiesto una punizione esemplare per il tecnico ricercatore che lavora presso i laboratori nazionali del Gran Sasso, che una settimana fa aveva avvertito che in Abruzzo ci sarebbe stata una scossa di terremoto. Invece, Giampaolo Giuliani, questo il suo nome, è stato denunciato per procurato allarme dalla Protezione Civile, reo di aver diffuso notizie false e tendenziose che hanno gettato gli abitanti del posto nel panico.

Giuliani basa le sue previsione sull'analisi di un gas, il Radon, che viene sprigionato dalla crosta terrestre, ed ha costruito enormi cubi di piombo per monitorare il suolo ricco di questo gas. Nonostante al momento sia praticamente impossibile prevedere con assoluta certezza il verificarsi di questi fenomeni, Giuliani non è stato creduto, anzi è stato subito denunciato. Berolaso di lui aveva detto, "ci vuole una punizione esemplare per quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false". Semplicemente kafkiano.


Mi aggiungo anch’io a tutti quei blogger che stanno contribuendo a diffondere il messaggio,in segno di lutto verso le popolazioni colpite dal terremoto tolgo la musica dal blog.

Per chi volesse aiutare i terremotati della Regione Abruzzo può inviare un sms al numero 48580 (costo 1 euro) o effettuare un bonifico sul conto corrente intestato a Mediafriends, IBAN: IT41 D030 6909 4006 1521 5320 387, Causale: terremoto Abruzzo.

Grazie a tutti,



domenica 5 aprile 2009

Da: "l'arte di convivere con sorella Ignavia e fratello Silenzio". AAVV.corrini ed.

Il silenzo e L'ignavia
Fino ad oggi non sapevo cosa volesse dire odiare così una persona,appena lo vista apparire dalla porta semiaperta ho sentito come un pugnale che affondava nel mio corpo,non potevo trattenere l'ira che si era ormai impossessata di me,cosa avrei fatto per poterla afferrare da quei capelli rossi,come il fuoco che avrebbe condiviso nel girone degli ignavi alla fine della sua vita terrena,finti come lei,come l'amicizia che avevo creduto essere condivisa,ho pensato che invece dovevo apparire serena davanti a colei che mi aveva rubato ciò che mi ero guadagnata dopo tanti anni di gavetta,con la solita spavalderia Cinzia si avvicinava per salutarmi,ma io mi sottrassi al suo abbraccio,le diedi la mano e freddamente e le sorrisi."Maledetta tieniti il tuo dannato lavoro,preferisco essere disoccupata che strisciare ai piedi dei potenti di turno come hai fatto tu",mi rincuorò questo pensiero,almeno potevo camminare a testa alta,senza dover risarcire alcuno,ero libera,di questo avrei raccontato ai miei figli,ai miei nipoti,Carla non ha ceduto davanti alle lusinghe di alcuno.

sabato 4 aprile 2009

" A Turri"


Ogni Paternese va fiero per ciò che mostra la foto, cioè per il castello normanno, oggi non suscita più quello che un tempo veniva indicato con il detto "iu su a sira non vidu a turri non mi pozzu addummisciri" cioè il Paternese se non rientrava al proprio paese non poteva dormire, sempre più spesso, oggi, il castello normanno sembra animarsi e piangere, ecco come appare ai paternesi più sensibili, come un gigante buono ma ferito, mortificato dagli stessi sui figli eppure nè ha visto di grandi uomini dai normanni alle ultime generazioni di politici con la P maiuscola, se potesse tuonerebbe dalla collina che domina il paese, scaccerebbe i mercanti dal tempio o se il paragone più vi aggrada scacciarebbe "i proci da Itaca" ebbene si Paternò per molti dei sui figli emigranti è un pò ciò che fu un tempo Itaca per ulisse ed anch'essi ultimamente quando tornano (per le vacanze estive) trovano degli usurpatori (l'attuale classe politico - imprenditoriale)che altro non fanno che dilapidare un patrimonio inestimabile fatto di cultura, economia ed affetti che un tempo era garantito ai piedi del gigante buono "aturri" cioè il castello normanno.

A domani


(Ger. Lib. IX, 62: «[...]s'indorava la notte al divin lume / che spargea scintillando il volto fuori. / Tale il sol ne le nubi ha per costume / spiegar dopo la pioggia i bei colori; / tal suol, fendendo il liquido sereno, / stella cader de la gran madre in seno»)
«Era la notte, e ël suo stellato velo / chiaro spiegava e senza nube alcuna, / e già spargea rai luminosi e gelo / di vive perle la sorgente luna....». (Ger. Lib. VI, 103).


Zibaldone Leopardi G. [1]:

«Palazzo bello. Cane di notte dal casolare, al passar del viandante. Era la luna nel cortile, un lato tutto ne illuminava, e discendea sopra il contiguo lato obliquo un raggio...».
Quell'obliquo raggio tramuta in rasoiata, l'abbaiar dei cani in «non abbaiare», e il lume del «verecondo raggio / della cadente luna» .

venerdì 3 aprile 2009

Ispettori al palazzo (The intouchables).


Finalmente é arrivato il film che ha suscitato polemiche tra i critici più in vista,un film che farà riflettere,che a volte riuscirà ad essere anche divertente,specialmente alla fine della pellicola,finale che si intuisce,sin dall'inizio del film,e che lascera deluso lo spettatore,che aspettava il lieto fine.

giovedì 2 aprile 2009

Aspettando...Il grande evento



RIGOLETTO
Fitta è la tenebra...

MARULLO
(a' compagni)
La benda cieco e sordo il fa.

TUTTI
(meno Rigoletto)

Zitti, zitti moviamo a vendetta,

ne sia colto or che meno l'aspetta.

Derisore sì audace costante

a sua volta schernito sarà!...

Cheti, cheti, rubiamogli l'amante,

e la corte doman riderà.

mercoledì 1 aprile 2009









Nessuno riuscirà a togliere l'alone di mistero che avvolge la festa del pesce d'aprile. Un mistero che ha origini remote che riportano all'antico Egitto.
Sembra infatti che il primo pesce d'aprile risalga al 40 a. C. addirittura a Cleopatra, quando sfidò Marco Antonio a una gara di pesca. In quell'occasione infatti, il generale romano tentò di fare il furbo, incaricando un servo di attaccare all'amo una grossa preda che lo avrebbe fatto vincere, ma la Regina, scoperto il piano, diede ordine di far abboccare un grosso finto pesce in pelle di coccodrillo.

Ecco svelato l'arcano dell'usanza di attaccare sulla schiena di un ignaro soggetto un pesce di carta!

G. Leopardi, Alla Luna (l8l9)



O grazïosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
5 Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
10 O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
15 Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!

[dai Canti]